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L'Udc abruzzese in rivolta decide l'autosospensione di massa

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Ladirezione regionale del partito, riunitasi ieri nella sede di Viale Muzi a Pescara, ha confermato la propria opposizione rispetto alle scelte del leader nazionale dei centristi Pierferdinando Casini che senza informare i litigiosi referenti locali dell'Udc, in primis il capogruppo alla Regione Antonio Menna, il presidente dimissionario della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio e lo stesso Rodolfo De Laurentis (Cda della Rai), ha tirato dritto su due nominativi che nulla hanno a che fare - si sostiene - con la storia recente del partito. Per questo ieri sera si è decisa l'autospensione di massa dei vertici locali, compresi i comitati provinciali, al termine dell'incontro domenicale cui erano presenti non meno di 120 persone e, tra queste, molti amministratori pubblici. Tra gli altri, c'erano il sindaco di Atessa Cicchitti, di Rocca San Giovanni Di Rito, l'ex primo cittadino di Ripa Teatina Petrucci. Sul tavolo, come anticipavamo, la questione delle candidature piovute dall'alto a spese del territorio; un gruppo rilevante del partito a livello locale al momento di andare in stampa stava addirittura valutando di uscire dal partito di Casini, reo di continuare a gestire l'Udc - direbbe Mauro Calise - come «un partito personale» passando sopra le teste di quanti negli ultimi anni hanno tenuto alte le quotazioni del consenso in Abruzzo o, come nel caso di Giuseppantonio, avevano addirittura conquistato la guida della Provincia di Chieti. Insomma l'implosione del partito alla vigilia delle elezioni, servita su un letto di veleni e malcontenti senza precedenti in Abruzzo. Solo 72 ore fa vi era stata l'anticipazione sui nomi di De Matteis e della Verì; tra i risvolti della vicenda, alcuni in particolare fanno pensare a quello che a tutti gli effetti appare come il de profundis elettorale per l'Udc in Abruzzo. Sabato Menna e Di Giuseppantonio si erano infatti precipitati a Roma, nell'ufficio del presidente nazionale Rocco Buttiglione, per incontrare lo stesso Casini e chiedere lumi su quanto stesse accadendo. Qui al danno si è unita la beffa: di fronte alla mancanza di una indicazione netta sul candidato, tra Menna e Di Giuseppantonio, il leader politico ha risposto che avrebbe deciso lui. Come poi ha fatto. In serata era atteso un documento di «disimpegno politico» rispetto ai candidati.

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