Il successo in casa di Santoro ha lasciato il segno.
Masolo con il segretario del Pd, escludendo Mario Monti. «Adesso tutte le televisioni mi stanno chiedendo di andare ad incrociare la spada con gli altri leader politici che sono tanti – ha spiegato intervenendo all'ora di pranzo a Studio Aperto su Italia1 – Non credo si possa andare in troppi. Il nostro avversario è il Pd e quindi con Bersani sarei felicissimo di poter andare in tv per far conoscere i nostri programmi in modo che gli italiani possano scegliere». Un invito che, poco dopo, il partito Democratico ha rifiutato. Con una motivazione che ha subito fatto esplodere il fuoco della polemica: «Bersani è candidato premier del centrosinistra – hanno risposto da largo del Nazareno – Berlusconi è il candidato del centrodestra? Lui o Maroni ce lo facciano sapere». «Non è Berlusconi a decidere con chi fare i confronti – è stata la conclusione – e comunque Bersani farà il confronto tv solo con i candidati premier». Una scusa, secondo il Pdl. Che nasconde soltanto la paura di un confronto in cui il segretario dei Democratici rischia seriamente di trovarsi in difficoltà. Perché Berlusconi è un «animale» da palcoscenico, che sa sfruttare il faccia a faccia, il dibattito, che ha la rapidità delle battute, i giusti tempi televisivi. Un terreno sul quale il leader Pd fa invece più fatica ad essere incisivo. Così è iniziato un lungo botta e risposta tra i due partiti. Ha iniziato Maurizio Gasparri, dando voce al pensiero di tutto il Pdl: «Il Pd ha tirato fuori dal cilindro un coniglio. Bersani infatti vorrebbe sfuggire al confronto tv con Berlusconi vista l'efficacia con cui il leader del centrodestra sta dettando l'agenda e i temi della campagna elettorale. Il Pd usa argomenti pretestuosi. Il confronto sarà inevitabile ed emergerà l'inadeguatezza del segretario del Pd». La replica, dura, è arrivata da Vannino Chiti: «I soliti yes-man di Berlusconi, come un disco rotto, a proposito del dibattito in tv ripetono: confronto, confronto, paura, paura! Il dibattito in tv deve esserci tra candidati premier: è un dovere dell'informazione, un'esigenza della democrazia, un diritto dei cittadini. Il problema è un altro ed è inutile che gli yes-man della destra con il loro polverone cerchino di occultarlo: chi è il candidato premier di Pdl-Lega e affini? È Berlusconi? Bersani ci si confronterà. È Alfano? Bersani ci si confronterà. È Tremonti? Bersani ci si confronterà». Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, ha fatto chiarezza, smontando il ragionamento del centrosinistra, norme alla mano: «Bersani e i suoi collaboratori volano troppo alto nei cieli della politica e non hanno letto bene il regolamento della Commissione di Vigilanza Rai che in più punti, parlando di spazi televisivi, cita solo ed esclusivamente i capi delle coalizioni. Del resto, all'articolo 11 dello stesso regolamento, vi è un preciso richiamo normativo alla legge elettorale, che parla esplicitamente del ruolo dei capi delle coalizioni». Messo alle strette, alla fine, il Partito Democratico è stato costretto a ripiegare su un'altra giustificazione, spiegando di essere disponibile al confronto ma di voler aspettare di capire, dopo il deposito delle firme, quante e quali saranno le coalizioni che si contenderanno le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Quindi, è stata la conclusione, per il Pd non c'è alcun motivo per un faccia a faccia singolo solo con Berlusconi, ma disponibilità a farlo con tutti i capi coalizione.