Di sicuro si aspettava di più.
Peril parlamentare che ha confermato la fiducia al Governo Monti nonostante il suo partito si fosse astenuto sul voto di fiducia, c'è solo un terzo posto per il Senato in Emilia Romagna. Allora Cazzola, dica la verità, si aspettava una maggiore attenzione? Tanto più che Monti ha sempre detto di aver particolare riguardo per il merito e lei è uno dei maggiori esperti di previdenza e lavoro. «Non sarei del tutto sincero a dirle che sono soddisfatto della collocazione al terzo posto per il Senato in Emilia Romagna. Io non avevo chiesto nulla; anche perchè da tempo mi ero orientato a non essere più candidato per motivi anche di natura personale. Poi, nei giorni scorsi era stata richiesta la mia disponibilità per la Lista Monti». E allora cosa è successo? «Io sono stato un montiano nel Pdl, in modo esplicito e trasparente, anche se non ho mai fatto mancare la critica a taluni provvedimenti (come la legge sul lavoro o taluni aspetti della riforma delle pensioni) operando attivamente per migliorarli. Ma mi ha sempre convinto l'idea-forza del governo del professore: quella di un saldo ancoraggio all'Europa e alla stabilità monetaria come presupposto e precondizione di ogni altro obiettivo, compreso quello della crescita. Nelle altre coalizioni tale ancoraggio non è così chiaro e, sia pure con toni diversi, alla Ue (e alla Germania) vengono attribuiti, in modo auto-assolutorio, i motivi del mancato superamento della crisi. Così, sono stato ben contento di dare la mia disponibilità allo sviluppo del progetto del professore. Devo dire che mi aspettavo una posizione migliore? Adesso serve a poco. In fondo, in politica non conta il nostro , ma il giudizio degli altri». Come sono gli equilibri in Emilia Romagna dove lei è candidato? «Per ottenere tre seggi al Senato in Emilia Romagna occorre realizzare, anche lì, un risultato almeno pari a quello che viene attribuito a livello nazionale. A fronte di una indubbia vittoria del centro sinistra, dovrebbero rimanere nove seggi da suddividere tra le coalizioni di minoranza: noi, il Pdl e il M5S, che in Emilia Romagna è forte. Come può vedere i margini sono stretti ma non impossibili». C'è chi però è stato trattato meglio, o no? «Anche se è strategicamente importante la posizione di Gabriele Albertini e di Mario Mauro in Lombardia, non posso non notare come altri colleghi ex Pdl non abbiano trovato posto nelle liste del Senato, magari diversamente da soggetti provenienti da altri partiti». Si riferisce a chi ha lasciato il Pd? «Al di là della valutazione sulle singole persone, credo che alla base di ciò vi sia la decisione, a mio avviso discutibile, di limitare a tre le liste collegate alla Camera. Si tratta di una scelta diversa da quella che sta facendo il Cavaliere (dove è in corso la ricerca di un ampliamento del numero delle liste), con il proposito di raccogliere il maggior numero di voti possibile, perché, sommati tra di loro, anche i decimali di punto fanno massa critica e determinano punti interi». Cosa avrebbe dovuto fare Monti che non ha fatto? «Sono convinto che se si fosse tentato di mettere in campo, alla Camera, almeno una lista di ex Pdl, probabilmente si sarebbe dato un riferimento più solido ad una parte dell'elettorato di centro destra deluso da Berlusconi. Ma questi discorsi appartengono al passato e quindi si fermano qui. È il momento dell'impegno. Tutto sommato, accettare, come ho fatto, una posizione a rischio è la conferma che la scelta di aderire all'Agenda Monti non nascondeva calcoli elettorali ed era priva di condizionamenti ma nasceva proprio dalla valutazione dei contenuti del programma del Professore». Cosa si propone per la prossima legislatura? «Come ho detto, bisogna portare avanti, nella prossima legislatura, il senso dell'azione del governo Monti, che, a mio avviso, ha ben operato e quindi deve essere difeso dagli attacchi concentri che sta subendo. Mentre le mie convinzioni mi avrebbero impedito di seguire il Pdl nella svolta che ha compiuto dal 7 dicembre in poi. Per tanti, le scelte elettorali dipendono dagli spazi che trovano nelle liste. Per me conta la politica. Sono pronto allora a dare il mio contributo alla causa di Mario Monti, a prescindere dall'esito del terzo seggio al Senato nella mia regione».