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Addio ai partiti personali. Anzi no

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In quasi tutti i simboli compaiono i nomi dei leader Ma non era finita l'epoca degli uomini soli al comando?

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Ciavevano raccontato che l'era dell'«uomo solo al comando» aveva lasciato definitivamente il passo alla «squadra». All'idea che nessun politico poteva davvero considerarsi un'isola, anche se famoso e carismatico. Addio ai «proprietari», leader e leaderini di partitoni e partitini, insomma, dopo vent'anni di retorica e scenografie costruite per far vincere il condottiero di turno. Ma qualcosa, evidentemente, è andato storto. Alle prossime elezioni politiche, in programma il 24 e il 25 febbraio, quasi tutti i partiti in corsa avranno il nome del loro «testimonial» nel simbolo. Tranne il Pd, la Lega e altri movimenti come Fratelli d'Italia, Psi, Pri, Pli, Grande Sud, Mpa, Svp, Prc, Pdci, Verdi e Fn. Gli altri hanno scelto di tornare alle vecchie abitudini. A partire da Silvio Berlusconi, passando per Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Mario Monti. Di Monti ce ne potrebbero essere addirittura due. Oltre al Professore, anche il consigliere piemontese Samuele Monti ha scelto di apporre il suo cognome sul logo presentato al Viminale. Ma l'elenco è lungo. Sul simbolo di Sel ci sarà il nome di Vendola, su quello de La Destra Storace, su quello del MoVimento 5 Stelle un nome e un cognome, Beppe Grillo. Anzi in quest'ultimo caso ci sarà l'indirizzo del suo blog. Non mancherà il nome, ma ci sarà anche il volto, di Ilona Staller sul logo del suo partito, Dna (Democrazia, Natura e Amore). Lettere in stampatello su sfondo arancione per Antonio Ingroia e la sua Rivoluzione Civile. Poi ci sono anche Alessandro D'Agostini (Poeti d'azione), Gabriele Nappi (Naturalisti), Giulio Tremonti, Clemente Mastella (Udeur), Stefania Craxi, Gianpiero Samorì (Mir), Beppe Cirillo (Lista voto di protesta). Da Sel precisano: «Non si comprende la sorpresa manifestata da alcuni organi di informazione. Il nome Vendola compare sul simbolo di Sel dal febbraio 2010, ha accompagnato le elezioni regionali e svariate elezioni comunali nel corso degli ultimi 3 anni. La scelta compiuta allora dal partito non per omaggiare una concezione personalistica della politica, ma per superare più semplicemente la mancanza di visibilità. E lo stesso Vendola in più occasioni pubbliche ha ricordato che il suo nome scomparirà dal simbolo subito dopo che Sinistra Ecologia Libertà avrà una rappresentanza parlamentare». Chissà che non faranno lo stesso anche gli altri partiti. Anche se per ora i leader non hanno rinunciato a giocare in prima persona. Con qualche stravaganza. Beppe Grillo è il fondatore del M5S ma non è candidato né alla Camera né al Senato. Berlusconi, pur avendo il nome sul simbolo, ha chiarito che, in caso di vittoria, non sarà di nuovo premier. Ora è tutto pronto: i partiti che hanno presentato simboli al Viminale sono 215, il 15 per cento in più rispetto alle elezioni del 2008. Alla faccia del bipolarismo.

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