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Travaglio ci ripensa: «Silvio? Lo denuncio»

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CosìMarco Travaglio ha preso un giorno di tempo dopo il confronto – perso secondo molti osservatori – con Berlusconi a «Servizio Pubblico» giovedì sera, e ieri ha utilizzato due intere pagine del quotidiano «Il Fatto» per rispondere all'ex premier. Raccontando ai lettori di avere anche cambiato idea sulla decisione di non querelare il Cavaliere per diffamazione. Venerdì aveva detto che avrebbe evitato la denuncia «perché tanto Berlusconi si sarebbe nascosto dietro la prescrizione». Ieri cambio di programma: «Ora lo denuncerò. In attesa di reincontrarlo a "Servizio Pubblico", sarò lieto di rivederlo in Tribunale. Sempreché, si capisce, non si trinceri dietro la vergogna dell'insindacabilità parlamentare». Ma l'articolo, steso su due pagine, è soprattutto un attacco a quello che ha detto il Cavaliere in tv e al quale Travaglio non è riuscito a replicare in diretta. Anche se, secondo lui, il confronto non lo aveva affatto perso: «Non so dare un giudizio, forse perché ero troppo coinvolto. Mi pare però che sulle "questioni chiave", e cioè per quanto riguarda l'Imu e i rapporti tra l'Italia e l'Europa riguardo alla crisi economica e alla nascita del governo Monti, sia andato nettamente sotto». Ieri il vicedirettore de «Il Fatto» ha spiegato così, ai suoi lettori, il motivo della misteriosa defaillance di giovedì sera: «Naturalmente la macchina spara palle di Berlusconi, molto simile a quella usata dai tennisti per allenarsi, ha lasciato rimbalzare nell'atmosfera molte bugie che una risposta, anzi una confutazione, la meritano. E che era impossibile, per i tempi televisivi, rintuzzare l'altra sera in diretta (spesso si tratta di questioni squisitamente tecniche, che è facile buttare sul tappeto con una battuta, ma per essere smontate richiedono molto tempo). È quello che tenteremo di fare ora nel luogo più adatto per l'approfondimento giornalistico: le pagine del "Fatto"». E da lì inizia una lunga replica a tutte quelle che Travaglio definisce le bugie di Berlusconi. Dodici in tutto, dalla Corte Costituzionale formata da 11 giudici di sinistra su 15 al fatto che sono stati i piccoli partiti ad impedirgli di approvare le riforme, dal non aver aumentato le tasse ai successi nella lotta alla mafia. Tutte bugie per Travaglio. Confutate nell'unico luogo dove non c'è contraddittorio. Pa. Zap.

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