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Ma tutto passerà ancora dalle mani di Giorgio Napolitano

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Dopotuttol'associazione rappresenta la «casa» di Giorgio Napolitano all'interno del Pd. Eredi designati di quella «corrente migliorista» che il Capo dello Stato guidò negli anni gloriosi della militanza comunista. Ma il nome del presidente della Repubblica non è stato citato solo per riconoscenza. Il passaggio dedicatogli dal direttore di Libertà Eguale Antonio Funiciello nella sua relazione introduttiva è tutt'altro che formale. Non a caso arriva dopo quel richiamo alla necessità, dopo il voto, di una «fattiva e diretta collaborazione» tra Bersani e Monti. Sottolinea Funiciello: «Perché su tutti i temi fondamentali dell'agenda politica che verrà "saranno necessari - non saprei dirlo meglio del nostro presidente Giorgio Napolitano - nel nuovo Parlamento sforzi convergenti, contributi responsabili alla ricerca di intese». E ancora: «La strada da seguire è quella dell'iniziativa di quest'anno che ci è alle spalle del presidente del Consiglio Mario Monti. Una strada sintetizzata ancora una volta perfettamente dal presidente Napolitano nel discorso di fine anno». Insomma l'impressione è che quello lanciato da Orvieto non sia solo un messaggio affinché il Pd e il suo leader non si appiattiscano su Nichi Vendola, ma anche un promemoria. Per quello che è stato e per quello che sarà. È indubbio, infatti, che il Capo dello Stato sia stato protagonista assoluto di questa fase della politica italiana. È stato lui, a novembre del 2011, a frenare la corsa verso il voto anticipato spalancando le porte di Palazzo Chigi a Mario Monti. Un'operazione possibile, non ci sono dubbi, anche perché Napolitano ha potuto fare pressione sul Pd che, fino a prova contraria, è e resta il suo partito. Dopo le elezioni la scena potrebbe non essere molto diversa. Sarà ancora il presidente della Repubblica in carica, infatti, a decidere chi e come governerà l'Italia nei prossimi anni. Un'incombenza che il diretto interessato si sarebbe volentieri risparmiato ma che, alla fine, dovrà svolgere. Qui nasce la domanda: cosa succederà se il Pd non dovesse ottenere la maggioranza al Senato? Difficile pensare che, pur irritato per la «salita in campo» del Professore, Napolitano non cerchi di favorire un'intesa tra Democratici e montiani. Cosa che, peraltro, potrebbe auspicare e chiedere anche in caso di vittoria netta dell'asse Bersani-Vendola. Insomma, sarà ancora lui a distribuire le carte ai giocatori. Il Pd farebbe bene a non dimenticarlo. Nic. Imb.

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