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Il Cavaliere fa paura Monti e Pd più vicini

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Bersani tiene aperta la possibilità di avere il sostegno del Prof dopo il voto

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Madi certo il Silvio Berlusconi che giovedì sera ha «incornato» Michele Santoro nell'arena di Servizio Pubblico ha fatto suonare un campanello d'allarme. Il Cavaliere sta giocando sul terreno che più lo favorisce. E il rischio di assistere ad un remake della rimonta del 2006 comincia a farsi più concreto. Forse per questo, nonostante le polemiche e le punzecchiature dei giorni scorsi, nelle ultime ore i rapporti tra il Pd e Mario Monti sono tornati ad essere più cordiali. Al punto che anche il «cattivo» Nichi Vendola ha aperto alla possibilità che, dopo il voto, centrosinistra e moderati possano ritrovarsi a lavorare insieme. Apertura che oggi il leader di Sel, ospite di Maria Latella su SkyTg24, cercherà di contestualizzare e ridimensionare rispetto all'enfasi con cui è stata letta dall'esterno. Dopotutto Vendola non può permettersi di concedere vantaggi competitivi ad Antonio Ingroia, suo principale avversario e fieramente anti-montiano. Così, già ieri, fonti vicine al governatore, si apprestavano a chiarire che «non si può impedire al Pd di chiedere l'appoggio al governo Bersani dopo il voto. Ma un cosa è che Monti possa appoggiare alcune proposte, altro è far parte dello stesso governo». Insomma, sì a intese programmatiche, no all'ipotesi del Professore, o chi per lui, ministri di un esecutivo di centrosinistra. Fissati questi paletti, il candidato premier della coalizione e il «suo» Pd sono liberi di muoversi come vogliono. E l'impressione è che le manovre di avvicinamento siano iniziate. Ieri, ad esempio, Monti ha confermato un appuntamento fissato da tempo ed è stato ospite ad Orvieto dell'assemblea annuale di Libertà Eguale l'associazione che rappresenta l'anima «riformista», vicina a Giorgio Napolitano e filo-montiana dei Democratici (presidente l'ex senatore Pd Enrico Morando). La stessa che è stata falcidiata nella composizione delle liste del Pd (unico a «salvarsi» Giorgio Tonini). Nonostante la scarsa considerazione ricevuta da Bersani, però, a parte Pietro Ichino, i presenti ad Orvieto, hanno deciso di non abbandonare il partito che hanno contribuito a fondare. E ora rilanciano la prospettiva di un lavoro comune poseguendo sulla strada percorsa nell'ultimo anno. Basta rileggere alcuni passaggi della relazione introduttiva del direttore di Libertà Eguale Antonio Funiciello. Relazione che Monti, cambiando il programma, ha voluto fosse letta all'inizio dei lavori per poi reagire successivamente. «Solo dalla fattiva collaborazione tra Bersani e Monti - sottolinea Funiciello - è possibile immaginare che la guida di un governo utile all'Italia resti indirizzata in direzione del Riformismo, costrastando il Populismo diffuso in tutti gli altri partiti e coalizioni che gareggeranno alle elezioni e neutralizzando le spinte conservatrici che muovono all'interno. E tale fattiva e diretta collaborazione sarà essenziale sia nel caso in cui il Pd non dovesse ottenere la maggioranza al Senato, sia nella circostanza in cui il Pd e i suoi mini alleati conquistino la maggioranza anche a Palazzo Madama». Insomma, la logica è profondamente diversa da quella che nel 2006 portò alla formazione di una coalizione, l'Unione, che si fondava sul principio del «tutti contro Berlusconi». Ma il risultato è lo stesso: per rendere il Cavaliere irrilevante nel panorama politico italiano serve un'intesa tra «riformisti» e «moderati». Il Professore annuisce e allarga lo sguardo anche a coloro che, dopo il voto, potrebbero essere tentati di mollare il Pdl sconfitto: «Quale che sia l'esito delle elezioni auspico che si faciliti la collaborazione tra i punti riformisti che si trovano in tutti i partiti». La grandi manovre sono iniziate. I «montiani» del Pd sperano ovviamente di poter essere il punto di contatto tra l'ex premier e Bersani. Il segretario, non commenta, ma di sicuro gradisce. Come sembrano confermare le parole del suo vice Enrico Letta: «Il disastro e la vergogna. Berlusconi, con lo spettacolo, cerca di far dimenticare entrambi al Paese. Lo si è visto con lo show da Santoro. Lui è il nostro vero avversario. E dobbiamo battere il suo populismo. Con Monti competizione leale».

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