Caos e code al Viminale Scoppia la guerra dei simboli elettorali
Spuntano tre loghi simili a quelli di Monti, Grillo e Ingroia. In campo anche i Pirati
C'ètempo fino a domenica ma ieri la fila è stata lunga. Ovviamente non mancano i simboli contesi. Per ora sono tre e penalizzano Beppe Grillo, Antonio Ingroia e Mario Monti. Infatti Danilo Foti, Massimiliano Loda e Samuele Monti hanno presentato al ministero dell'Interno in anticipo simboli identici (o quasi) a quelli del Movimento 5 Stelle, di Rivoluzione Civile e di Scelta Civica con Monti per l'Italia. Il comico genovese è l'unico dei tre che non rischia. La legge elettorale, infatti, (articolo 14) stabilisce il divieto di presentare contrassegni «identici o confondibili» con quelli usati tradizionalmente da altri partiti. Il Movimento 5 Stelle si è presentato più volte alle elezioni. Mentre problemi ci saranno per Ingroia e Monti che sono alla loro prima corsa. Il deposito del simbolo «Rivoluzione Civile» di Massimiliano Loda viene descritto così: «Cerchio bordato di nero e fondo arancione di intensità degradante verso la parte inferiore, sul quale insiste in alto centrata, in caratteri maiuscoli di colore blu la scritta "RIVOLUZIONE CIVILE", e nella parte inferiore la sagoma rossa dell'opera pittorica "Quarto Stato" di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Ma non è tutto. Al Viminale non sono mancate le bandiere nere con teschio, tibie incrociate e coltello tra i denti: è la guerra dei pirati. Sulla bacheca del ministero dell'Interno sono stati infatti esposti tre contassegni elettorali con questa dicitura, due «Partito Pirata» e un «Movimento Pirata». Le formazioni omonime si danno battaglia rivendicando ciascuna di essere la vera «ciurma» in corsa per sbarcare nel Palazzo. Alle elezioni non mancheranno i paradossi. Come quello per cui sarà candidato anche il partito di quelli che non votano. Lo sfondo è rosa schocking, la scritta: «Io non voto». «Rappresentiamo la maggioranza degli italiani, visto che l'astensionismo è sempre più in aumento - spiega Carlo Gustavo Giuliana - ci presentiamo alle elezioni proprio per far risaltare questa parte d'Italia». Rimanda al mittente le critiche anche Samuele Monti: «Mi candido presidente e ci tengo a sottolineare che io mi chiamo Monti non da oggi ma dalla nascita». E aggiunge: «La mia è una lista vera che molto semplicemente riporta nel suo simbolo il mio cognome. E faccio politica da prima di Mario Monti, visto che sono consigliere comunale nel mio paese in Piemonte, Fabrosa Soprana, provincia di Cuneo. Siamo contenti che il nostro delegato sia arrivato a presentare la mia lista prima di quella del Professor Monti: siamo stati più bravi di lui». C'è anche il Partito Internettiano. Definisce la rete «grande madre». Una specie di idolo religioso «per dare risposte all'impellente bisogno di una nuova alleanza fra gli uomini di buona volontà». Tra le coalizioni maggiori ha presentato i documenti solo quella di Mario Monti. La lista «Fratelli d'Italia» ha consegnato il proprio simbolo ma non c'è per ora la dichiarazione di coalizione. Nessuna coalizione anche per Api, Pli, Liga Veneta, Msi, Liberal Democratici e Pensionati. Il Pli ha indicato come capo della forza politica Renata Jannuzzi; i Liberal Democratici Daniela Melchiorre; l'Msi Maria Cannizzaro; la Liga Veneta Fabrizio Comencini e i Pensionati Luigina Staunovo Poacco. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha indicato come leader Beppe Grillo. Anche se non sarà candidato nelle liste alla Camera e al Senato. Per ora protesta. I «quattro-cinque» legali del Movimento 5 Stelle sono al lavoro per depositare al ministero dell'Interno una memoria in vista della decisione del Viminale sui due simboli identici a quello del Movimento 5 Stelle: «Siamo pronti a un'azione legale - ha detto - Siamo persone per bene». Il comico genovese ha spiegato di non temere nulla ma si è detto «indignato» per quanto accaduto: «Siamo in un Truman show. Dire che sono indignato è poco, sono determinato che non finisca così. Dietro al nostro simbolo - ha aggiunto Grillo - si sono 420 consiglieri, 4 sindaci, un movimento che ha avuto successo in Sicilia. Dietro quello presentato da un ragazzo di trent'anni di Catania non c'è nulla. Sarà stato mandato da qualcuno, stiamo facendo un'indagine». Poi l'affondo: «Questo non è uno Stato, ma è una burocrazia vergognosa. Siamo rimasti dietro le transenne 3 giorni e un ragazzo di Catania deposita un simbolo senza firme. Noi abbiamo migliaia di firme, ma tentano di non farci andare alle elezioni. Vogliono fermare la democrazia con la burocrazia. Queste cose indignano e ci rafforzano». Dal canto suo l'ex pm Antonio Ingroia, numero uno di Rivoluzione Civile, non si preoccupa: «Siamo vittime anche noi, è stato depositato un falso simbolo che fa riferimento a Rivoluzione civile. Noi per la verità siamo un po' più nuovi del M5S, siamo una lista neonata. Un tentativo maldestro, che non ci preoccupa in alcun modo».