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Berlusconi resta? Il partito se ne va Il Pdl si spacca, nasce Italia Popolare

Silvio Berlusconi e Mario Monti

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E adesso che cosa decideranno i montiani del Pdl? L'ennesima giravolta del Cavaliere, ora disposto al passo indietro se Monti dovesse accettare la leadership dei moderati, ha colto di sorpresa chi stava già scaldando i motori in vista di una scissione dalMa tra Alemanno, Formigoni, Sacconi e gli altri che in questi giorni stanno lavorando alla svolta, le parole del fondatore sono state prese con cautela. Un po' perché rappresentano un ulteriore cambio di prospettiva rispetto a quanto detto nei giorni precedenti, e in quanto tali vengono considerate inaffidabili. Un po' perché, se anche Berlusconi fosse stato sincero, avrebbe posto condizioni irrealizzabili per la la riuscita del piano. Come potrebbe Monti essere candidato premier anche della Lega? E allora il progetto dei montiani va avanti. E ieri ha registrato un'improvvisa accelerazione con l'annuncio dell'appuntamento che dovrebbe celebrare la nascita della nuova «corrente»: domenica al Teatro Olimpico di Roma alle 10, con l'incontro tra le fondazioni e le associazioni Alcide De Gasperi, Capitani Coraggiosi, Costruiamo il futuro, Europa Civiltà, Fare Italia, l'Occidentale Magna Carta, Nuova Italia, Rete Italia, Riformismo e Libertà. Praticamente ci saranno tutti. Oltre ai già citati Alemanno, Formigoni e Sacconi, anche Quagliariello, Lupi, Augello e altri big. Titolo dell'evento «Italia popolare», che potrebbe anche diventare il nome dell'ipotetica nuova lista. Ipotetica perché, vista la quantità e la «qualità» dei protagonisti, l'idea non è quella di fare un partitino, ma di lanciare l'opa su tutto il Pdl. Sì, perché il vero colpo di scena sarà la presenza di Angelino Alfano, che prenderà la parola nel corso dei lavori e di fatto in questo modo darà la sua adesione all'operazione. Cosa succederà al convegno? Si discuterà dei «temi del programma elettorale del centrodestra e del necessario collegamento col popolarismo europeo». In pratica, si metteranno paletti irrinunciabili che dovranno limitare la futura azione del Pdl: europeismo convinto e appoggio a un nuovo governo Monti. A quel punto, se Berlusconi non dovesse riconoscersi in quei punti, non sarebbe più «ospite» gradito del partito, e sarebbe invitato a traslocare, magari nella famosa lista «Forza Italia 2.0» con l'appoggio dei soliti fedelissimi. L'obiettivo dell'operazione, alla quale ha lavorato anche Fedele Confalonieri, è costruire intorno al Professore una coalizione che vada da Casini a Montezemolo per arrivare a Giannino e, appunto, al Pdl. Calcolando che da solo il premier sarebbe capace di catalizzare un 15% dell'elettorato, il fronte dei moderati potrebbe ambire a una percentuale superiore al 30% e, con la sinistra in calo dopo l'effetto primarie, puntare anche al successo. Si tratta di un piano che presenta molte incognite. La principale è la disponibilità di Mario Monti a scendere ufficialmente in campo, un passo che il professore sarebbe disposto a fare solo in caso di vittoria certa. Altrimenti il Pdl si alleerebbe con la Lega e schiererebbe Alfano come candidato premier. La seconda incognita è il comportamento dell'«ala destra» del Pdl, gli ex An. Domenica, alla stessa ora del convegno «Italia popolare», andrà in scena all'Auditorium della Conciliazione la kermesse di Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Una contemporaneità che ha irritato non poco gli organizzatori, che avevano fissato l'appuntamento già da un mese e mezzo. L'incontro, al quale parteciperà anche il leader dei «formattatori» Alessandro Cattaneo, servirà a comprendere le intenzioni di quella corrente, anche se le sirene danno Meloni e Crosetto verso un riavvicinamento ad Alfano. Ad allontanarsi definitivamente dal Pdl dovrebbe invece essere l'area che fa capo a La Russa, Gasparri e Corsaro. Fino alla fine si è tentato di ricucire e riportare tutti sotto un unico ombrello, ma La Russa in particolare è stato irremovibile. Ieri, nell'incontro con i parlamentari più vicini, i tre hanno presentato nome, «Centrodestra nazionale», e simbolo (simile a quello di An ma senza la fiamma) della nuova lista. L'idea è di tornare con Storace, anche se «le decisioni definitive saranno prese solo lunedì». Ma a quel punto, in caso di retromarcia, sarebbero i pidiellini a non volerne più sapere.

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