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A questo punto occorre disturbare il Sommo Poeta.

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SoloDante, infatti, sembra in grado di dirimere una delle questioni politiche che più infiammano il dibattito di questi giorni: dove devono andare i ricchi? All'Inferno (o al diavolo) come vorrebbe Nichi Vendola o al Purgatorio dove ieri, più bonariamente, li ha collocati Pier Ferdinando Casini? Entrambi sembrano avere ragione visto che nella Divina Commedia i ricchi, nell'accezione di avari e prodighi, si trovano tanto nella prima che nella seconda cantica. Ma forse il leader Udc ha un vantaggio visto che tra le anime già salve in attesa di salire in Paradiso troviamo, ad esempio, Re Mida. Un super-ricco. In attesa di risolvere la disputa teologica ciò che colpisce inevitabilmente è la distanza siderale, peraltro già nota, tra Casini e Vendola. Una questione tutt'altro che irrilevante visto che tanto nel centrosinistra, quanto nell'area moderata-montiana, non si parla di altro che della possibilità di aprire un canale di dialogo dopo il voto. E la domanda è inevitabile: Pier Luigi Bersani abbandonerà Sel e il governatore pugliese per abbracciare il Professore-Casini-Fini? Già perché è praticamente impossibile salvare l'uno e l'altro. Basta rileggere le parole con cui il leader Udc, intervistato del Tg5, ha commentato questa ipotesi: «Un accordo post-elettorale? No grazie, l'offerta è rispedita al mittente: noi vogliamo vincere la competizione elettorale, non accettiamo di partire con le subordinate. Poi vedremo il giorno dopo le elezioni nel caso in cui la vittoria non ci sarà. Ma oggi vogliamo vincere». «A sinistra - ha proseguito - c'è Bersani ma con una ipoteca di Vendola fortissima. Noi non vogliamo mandare all'Inferno nessuno. Mandiamo tutti in Purgatorio, magari, perché ciascuno ha qualche peccato, ma ci sono tanti ricchi che producono ricchezza, che danno da lavorare a giovani e donne, che fanno il loro lavoro seriamente, che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo e che non meritano nemmeno il fumo dell'inferno». Quindi Casini ha parlato della coalizione che sostiene Mondi. Un'alleanza in cui «si marcia divisi per colpire uniti: divisi alla Camera e uniti al Senato. Dall'altra parte c'è una gran confusione: Berlusconi e la Lega hanno fatto un accordo ma non si capisce nemmeno chi sia il candidato a Palazzo Chigi tra Alfano, Tremonti, Berlusconi stesso e Maroni. Noi stiamo con gli italiani che vogliono cambiare e non sentire più le promesse della campagna elettorale, le chiacchiere vuote che hanno portato l'Italia alla malora. Stiamo con le persone serie. Monti ha portato la serietà nella politica italiana». Inevitabile, a questo punto, una battuta sull'ex alleato di un tempo, il Cavaliere, che mercoledì sera, durante Porta a Porta, aveva parlato di Casini e Gianfranco Fini definendoli «due vecchi arnesi della politica». «Berlusconi mi attacca sempre, tutti i giorni - ha replicato il leader dell'Udc -, da quando salì sul predellino e io dissi che i nostri valori non erano in vendita. Amo tanto tutti i nonni d'Italia; Berlusconi è un nonno e non gli porto rancore per gli attacchi che mi fa». Insomma Pier Ferdinando difende la propria «anzianità di servizio» (se eletto, il 12 luglio, festeggerà i 30 anni in Parlamento) sottolineando «l'anzianità» dell'avversario. Che comunque, essendo ricco, dovrebbe avere un posto in Purgatorio. Anche se sul Cavaliere Casini e Vendola forse sono d'accordo: meglio mandarlo all'Inferno. Nic. Imb.

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