Magistrati contro Berlusconi: «Basta con gli attacchi alle toghe»
Dopoche Berlusconi aveva accusato le tre giudici che hanno emesso la sentenza sulla separazione da Veronica Lario di essere «femministe e comuniste», è arrivata la presa di posizione del Palazzo di Giustizia di Milano che ha detto «basta»a ogni espressione di dileggio contro le toghe meneghine. Causa dello scontro, come detto, la sentenza che obbliga Berlusconi a versare all'ex moglie 3 milioni di euro al mese, centomila al giorno. Anche se il Cavaliere sostiene che in realtà si tratta esattamente del doppio. Una decisione, secondo l'ex premier, presa da tra «giudichesse comuniste e femministe». E se nelle scorse settimane il capo della Procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati, aveva sottolineato di non aver mai «replicato ad attacchi provenienti da esponenti pubblici», ieri il presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, ha risposto a quella che ha ritenuto una sorta di aggressione a tre magistrati dileggiati anche in quanto donne. «Mi sono sentita avvilita come donna», ha detto la Pomodoro ai cronisti del Palazzo di Giustizia in difesa di Gloria Servetti e degli altri due componenti del collegio, Nadia Dell'Arciprete e Alessandra Cattaneo. La Pomodoro e il presidente della Corte d'appello, Giovanni Canzio, con una nota hanno respinto «con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del tribunale, componenti del collegio giudicante nella causa Bartolini-Berlusconi, essendo a tutti nota la diligenza e la capacità professionale delle stesse, quotidianamente impegnate nella fatica della giurisdizione nella delicata materia del diritto di famiglia». Poi è intervenuta anche l'Anm: «Proviamo sdegno - ha spiegato il presidente Rodolfo Sabelli - di fronte alle inaccettabili accuse di parzialità rivolte da Berlusconi». Per la Pomodoro, se le tre giudici che si sono occupate del caso-Berlusconi hanno sbagliato «sarà la Corte d'appello a porre rimedio». Anche se l'ex premier, sempre in tv, ha fatto capire spera 'di arrivare ad un accordo con Veronica con cui «abbiamo rapporti civilissimi».