Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Il 90% delle candidature è espressione delle primarie, il 10 è della quota nazionale.

default_image

  • a
  • a
  • a

PierLuigi Bersani comincia a fare i conti in vista del voto del 24 e 25 febbraio. Ma i conti, purtroppo, non tornano. Perché il giorno dopo il via libera della direzione nazionale del Pd alle liste per Camera e Senato, esplode il malumore di alleati e esponenti locali democratici. Le accuse: patti non rispettati, nessun rispetto per il risultato delle primarie e pioggia di «paracadutati». I primi ad alzare la voce sono i socialisti di Riccardo Nencini. Dovevano essere ospitati nelle liste del Pd, ma ora scoprono che i posti riservati sono pochi (3 invece dei 10 promessi). E anche mal assortiti visto che il leader socialista, nonostante la trattativa avviata, è rimasto fuori dalla griglia dei capilista. Non solo, Nencini pagherebbe anche la rabbia dei suoi che lo accusano di aver pensato solo per sé, peraltro senza ottenere nulla. In ogni caso minaccia: «Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi nel nome del socialismo europeo era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata dei territori. Se vengono meno questi presupposti, ognuno per conto proprio». La replica spetta al vicesegretario del Pd Enrico Letta: «I passi sono stati rispettati». Ma i socialisti stanno già pensando di presentare proprio liste. Ipotesi che potrebbe costare cara ai Democratici soprattutto al Senato dove ogni voto rischia di essere decisivo. Le polemiche non si fermano qui. Si parte dalla Calabria dove un gruppo di esponenti del Pd di Catanzaro ha scritto a Bersani per esprimere «il più forte dissenso sui modi di operare e sui risultati cui è pervenuto la commissione elettorale nazionale per la composizione delle liste». Tutti annunciano la sospensione dai propri incarichi e invitato a riconsiderare le decisioni prese «inserendo nella lista al Senato, al 4/5 posto, una candidatura capace di rappresentare autorevolmente e direttamente la nostra realtà». Perché proprio in quella posizione? La risposta è semplice. Attualmente, al quarto posto in Calabria c'è Micaela Fanelli. Che nel proprio curriculum vanta un passato come collaboratrice del governatore Pdl del Molise Michele Iorio, un'elezione a sindaco di Riccia (CB) anche grazie ai voti del centrodestra, un passagio nelle file del Pd in quota «renziana». Cosa c'entra con la Calabria? Niente. «Paracadutata» dal Molise. Rivolta anche in Sardegna dove si è registrata una vera e propria raffica di dimissioni e autosospensioni dal Pd. Annunciate ed effettive. Qui il dito è puntato contro le candidature, esterne alle primarie, del senatore Francesco Sanna e del sociologo Luigi Manconi. Protesta, contro i «paracadutati» Ivan Scalfarotto e Alberto Losacco, anche la Puglia. Con la senatrice uscente Colomba Mongiello che presenta ricorso contro la direzione nazionale del Pd. Ma malumori si registrano anche a Taranto, mentre un gruppo di consiglieri regionali chiedono al segretario regionale Sergio Blasi di «rendere davvero irrevocabili le sue dimissioni». Insomma anche se Nichi Vendola bolla il tutto come «naturali fibrillazioni e tensioni», il clima in casa Pd è tutt'altro che sereno. Come dimostra anche la rabbia degli esclusi. A cominciare dal «renziano» Roberto Reggi che parla di «ostilità personale nei miei confronti. Una «disegno punitivo ad personam ma anche politico nei confronti di Renzi». Disegno peraltro confermatogli direttamente, denuncia il braccio destro del sindaco di Firenze alle primarie, dal governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani. Parlano invece di volontà di «silenziare» la presenza ecologista nel Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. Entrambi uscenti, entrambi non candidati. Sullo sfondo resta poi il «caso» dei montiani. Sia Stefano Ceccanti che Salvatore Vassallo, dopo l'ufficilizzazione delle liste, erano dati partenti in direzione Professore. Tutti e due confermano i contatti con gli uomini dell'ex premier, ma assicurano che non partiranno. Per ora la valigia resta sotto il letto.

Dai blog