Maroni stoppa i malumori: «L'accordo col Cav unico modo per vincere»
Ilgiorno dopo l'intesa, che prevede che Silvio Berlusconi rinunci a fare il premier, il segretario Maroni ammette che i «mugugni» ci sono ma li derubrica a «normale e sana reazione della base». Ma poi, senza esitazioni, riconosce che solo «così io posso vincere». È questa la chiave di volta per far «digerire» la rinnovata alleanza col Pdl ai tanti militanti che lunedì, via Facebook e su radio Padania, avevano criticato duramente la decisione. Ma secondo quanto viene raccontato in ambienti leghisti, anche se tra i militanti sarebbero tanti gli «arrabbiati», sarebbero numerosi anche coloro che capiscono questa scelta politica perché dà alla Lega più chanche di farcela, non solo alle elezioni, ma soprattutto in Lombardia. Con la soddisfazione - viene assicurato - di aver eliminato in via definitiva la possibilità di Berlusconi candidato premier e di aver pensato a Tremonti, nome che, assicurano, piace molto al nord. La maggior parte degli elettori lumbard - spiega sicuro un esponente del Carroccio - riesce a comprendere la convenienza politica di un ritorno dell'alleanza Pdl-Lega, mentre non avrebbe mai potuto accettare di nuovo il Cav candidato premier. Certo, le proteste sul web sono continuate anche ieri. C'è chi, senza tanti complimenti, scrive su Facebook: «Com'era quella storia dei barbarisognanti? Venduti per un pezzo di pane (rubato)». Sigillo ironico e graffiante dell'accordo ritrovato tra Lega e Pdl, quello firmato «Jena» sulla Stampa: «Tra Bossi e Maroni la differenza è che il primo si alleava con Berlusconi per vincere». Ma Maroni va avanti come un treno e pensa a conquistare la Lombardia. Secondo gli ultimi sondaggi, per la guida della Regione Maroni sarebbe davanti di due punti rispetto al suo principale competitor, Umberto Ambrosoli; il segretario della Lega sarebbe al 37%, il candidato del centrosinistra al 34-35%. Se Maroni dovesse vincere la sfida Lombardia, per il Carroccio si aprirebbe tra l'altro la partita del nuovo segretario. E in pole c'è Flavio Tosi, sindaco di Verona, al quale non dispiacerebbe affatto fare un salto così in avanti nel cursus honorum. E molti nel partito e tra i militanti apprezzerebbero l'opzione. Sul fronte delle Politiche, invece, sempre i sondaggi più recenti darebbero la Lega tra il 5,5 e l'8%, percentuali di cui il partito si accontenterebbe perché gli consentirebbero di rientrare in Parlamento, cosa non del tutto scontata dopo gli ultimi scandali che l'avevano travolto. Ora il nuovo step è quella delle liste. Sembra che Maroni le chiuderà entro la prossima settimana, ascoltate le indicazioni provenienti dal territorio dai segretari nazionali. Sicura la candidatura di Bossi. Poi, la campagna elettorale entrerà nel vivo e Maroni si muoverà soprattutto in Lombardia e nelle televisioni.