La sfida è su Twitter. Bufale permettendo
CinguettaObama, cinguetta il Dalai Lama, cinguetta l'inglese Cameron - che ha annunciato via Twitter la prima volta della Regina Elisabetta in Consiglio dei Ministri - e non cinguetta la cancelliera Angela Merkel. In Italia i politici, Monti in testa, stanno acquisendo dimestichezza verso lo strumento, anche se capita che qualcuno proprio a causa di Twitter (falsi) si arrabbi. Ieri a farsi sentire sono stati due esponenti del Pdl, Gianni Letta e il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Il primo si è adirato più del secondo per dei «cinguettii demenziali». «Tra le tante cose che circolano impropriamente su Twitter - ha accusato Letta - è spuntato anche un fantomatico dialogo tra me e Berlusconi, mai avvenuto, eppure accreditato come vero. Non è mio quel profilo. Non è mio quel cinguettio demenziale. Non mi appartengono né quei messaggi né quei giudizi. È solo falso, ignobile e mortificante per chi lo ha fatto, per chi lo ha raccolto e per chi lo ha diffuso. Uno scherzo fortunatamente tanto grottesco da apparire incredibile all'evidenza. Una di quelle tante cattiverie fraudolentemente affidate alla rete di cui parlava proprio ieri Berlusconi (lunedì, ndr). La perfida invenzione di qualche fantasia malata di cui saranno chiamati a rispondere in sede giudiziaria tutti coloro che hanno concorso a realizzarla e a diffonderla». La citazione di Berlusconi - cui si riferisce Letta - riguarda l'intervento di lunedì del Cav, ospite a Tgcom24: «Useremo anche le reti per fare campagna elettorale, ci stiamo già muovendo in questo senso. Non credo che useremo Twitter però, perché noto molte cattiverie» da parte degli utenti a commento dei post dei politici. Il fatto è che Berlusconi è l'inventore della tv commerciale, la cultura della quale ha contribuito a produrre, ma non è uomo da web. La sua ontologia è sintesi di linguaggio e di metodo televisivo ma non da social media. Seppur come rileva Jim Messina, responsabile della campagna di Obama nel 2012, Facebook, Twitter e gli smartphone «sono stati determinanti nella comunicazione della campagna». Perché se in Italia siamo ancora a share e Auditel, negli Usa si va spediti verso la social tv. Che tiene conto, oltre ai tradizionali ascolti, dell'interazione degli utenti sui social nel corso di un programma. Lo spiega bene Steve Hasker, presidente Global Media Products and Advertiser Solutions di Nielsen: «In qualità di leader nel settore della misurazione dei media ci rendiamo conto che Twitter è la fonte che principalmente misura l'impegno reale sui dati televisivi. In particolare per i broadcaster, per realizzare contenuti sempre più accattivanti, e per gli inserzionisti, per creare campagne pubblicitarie integrate e più performanti. Sappiamo che Twitter è la fonte principale per misurare i dati televisivi in tempo reale». Anche in Italia cresce, con lentezza, l'attenzione e Blogmeter - che analizza le discussioni sui media sociali - ha decretato il primato per tweet del confronto in diretta su Sky tra i 5 candidati alle primarie del centrosinistra. Così nel dies irae della politica verso Twitter - mentre pure l'ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, oggi candidato col Pd, annuncia lo sbarco sul social media e Paolo Bonaiuti avverte che «qualche mano a me sconosciuta ha creato in queste ore su Twitter un profilo col mio nome. Non è il mio profilo. Le cose che vi sono scritte non le ho scritte io. È solo un falso e perciò qualunque cosa dovesse apparire su quell'account è falsa», Mario Monti sembra aver ben compreso il meccanismo narrativo del tweet. Tanto che ieri avvisava i propri cinguettatori: «Stiamo leggendo con attenzione le vostre domande» e a quelle inevase «risponderemo su agenda-monti.it». Perché su Twitter la prima regola, in campagna elettorale, una volta cominciato è: mai smettere di cinguettare. E soprattutto di rispondere.