Bersani fa le liste e canta vittoria
Il segretario: «Siamo la lepre da inseguire. Pronti a guidare il Paese» Escluso il renziano Reggi, torna Gori. «Montiani» quasi tutti fuori
Tramalumori vari sfogati con autospensioni e dimissioni (date e ritirate). Il tutto con un comun denominatore: evitare la pioggia di «catapultati» nei collegi elettorali considerati più sicuri. Pioggia che, alla fine, c'è comunque stata. Più lieve. E ora il segretario del Pd Pier Luigi Bersani guarda già al futuro: «Più che favoriti ci sentiamo vincenti. Siamo la lepre da inseguire, noi siamo pronti alla guida del Paese». Difficile dargli torto. Al momento il Pd è l'unico partito ad avere un candidato premier e liste elettorali definite. Ora c'è solo la campagna elettorale. Certo, non è stata un'impresa facile. Ma alla fine il risiko composto tenendo conto di «garantiti» e nomi usciti dalle primarie dello scorso 30 dicembre è stato approvato all'unanimità dalla Direzione nazionale. Con Bersani che può legittimamente festeggiare e spostare la propria attenzione dalle diatribe interne agli avversari esterni. «Non capisco quando parlano di una sinistra che frena - commenta con il pensiero evidentemente rivolto a Mario Monti -: quando sono stato ministro ho fatto molte riforme, anche più di quelle che ho visto approvare nell'ultimo anno». Per quanto riguarda le liste, invece, la prima cosa che spicca è la presenza di donne. Alla fine, secondo il vicesegretario Enrico Letta, «la rappresentanza femminile sia per i capilista che per il resto dei candidati, sarà intorno al 40%. Ben oltre la quota raggiunta nella legislatura appena conclusa». La seconda cosa, invece, sono ovviamente presenze e assenze. Come quella di Roberto Reggi, il braccio destro di Matteo Renzi nell'ultima campagna per le primarie. Che il suo nome potesse essere fuori dalle liste era voce che circolava da giorni, ora c'è l'ufficialità: non sarà candidato. Così come l'altro renziano Stefano Ceccanti, costituzionalista, senatore uscente e tra i parlamentari più produttivi di questa legislatura. L'impressione è che quest'ultimo abbia pagato soprattutto la sua «infatuazione» per Monti. Non a caso, tra i «montiani-renziani» del Pd sopravvivono solo Giorgio Tonini (capolista al Senato nella circoscrizione Trentino Alto Adige) e Paolo Gentiloni (sesto nella lista della Camera in Lazio I). Ripescato all'ultimo anche Sandro Gozi (16° in Lombardia 2). Fuori Andrea Sarubbi e gli ambientalista Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. Renziani cadono, ma renziani riescono anche ad entrare. Il sindaco di Firenze «piazza» in posizione eleggibile Simona Bonafè ed Ermete Realacci in Lombardia II, il manager McKinsey Yoram Gutgeid in Abruzzo, Ivan Scalfarotto in Puglia, Roberto Giachetti in Lazio I, Matteo Richetti in Emilia insieme all'ex portavoce di Francesco Rutelli Michele Anzaldi, il presidente della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scautismo Roberto Cociancich (Senato in Lombardia) e una nutrita pattuglia di fiorentini: Luca Lotti, Dario Nardella, Maria Elena Boschi. Ripescato in extremis anche Giorgio Gori che però, 23° al Senato in Lombardia, dovrà sperare in una vittoria schiacciante del centrosinistra. E Bersani? Il segretario «premia» buona parte dello staff che lo ha accompagnato nella vittoria delle primarie. Alessandra Moretti, sua portavoce, è terza in Veneto 1. Roberto Speranza, uno dei tre coordinatori della campagna, è capolista in Basilicata. Miguel Gotor, «l'uomo dei contenuti», primo in lista del Senato in Umbria. Della segreteria, entrano Davide Zoggia primo in Veneto, Nico Stumpo in Calabria, Francesca Puglisi in Emilia per il Senato, il tesoriere Antonio Misiani in Lombardia 2 e il responsabile immigrazione Khalid Chaouki in Campania. I «giovani turchi» Stefano Fassina e Matteo Orfini sono rispettivamente terzo e decimo nella lista della circoscrizione Lazio I dopo il successo delle primarie. Rafforzata la pattuglia di cattolici con gli ingressi all'ultimo minuto di Emma Fattorini, docente all'università «La Sapienza» e storica dei movimenti religiosi, Ernesto Preziosi, vicepresidente dell'Azione cattolica, Edo Patriarca, presidente centro volontariato e Flavia Nardelli, segretaria generale dell'istituto Don Luigi Sturzo nonché figlia dell'ex politico Dc Flaminio Piccoli. L'ex leader della Cgil Guglielmo Epifani correrà come capolista in Campania I mentre il direttore di Rainews 24 Corradino Mineo guiderà la lista del Senato in Sicilia. Da segnalare, tra i «salvati», l'ex operaio Thyssenkrupp (e deputato uscente) Antonio Boccuzzi e Anna Paolo Concia. Le «figurine» ci sono tutte, ora bisogna vincere.