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Pentitevi.

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Pentitevio andate al diavolo. Nichi Vendola indossa i panni del moderno moralizzatore per lanciare la sua crociata contro i «super ricchi». Non una novità. Già Fausto Bertinotti si distinse per il desiderio, tradotto in forma di manifesto, di «far piangere» i Paperoni italiani. Forse sperava di replicare le fortune di «Anche i ricchi piangono», la popolare telenovela con Veronica Castro. Non gli andò benissimo. Né politicamente (il secondo governo Prodi cadde dopo due anni), né in termini di lacrime versate. A distanza di quattro anni ci riprova il suo erede designato che non si lascia affascinare dai modelli cultural-televisivi dei primi anni '80, ma rispolvera il vecchio adagio del «denaro sterco del diavolo». E se così è, dove devono andare i «super ricchi»? Ovviamente al diavolo. Il leader di Sel sceglie lo studio di Uno Mattina per lanciare la sua «maledizione». Gli chiedono cosa pensi della decisione di Gerard Depardieu di abbandonare la Francia, accettando il passaporto russo, per non essere colpito dall'innalzamento delle aliquote fiscali voluto dal presidente Francois Hollande: «I super ricchi devono andare al diavolo, e Putin ha le sembianze del diavolo». Insomma, brucino all'inferno con i loro soldi. Pier Luigi Bersani, impegnato a risolvere i tanti problemi attorno alla composizione delle liste del Pd, commenta le parole del suo principale alleato solo in serata: «Ora inchioderanno Nichi su una battuta. I super ricchi devono pagare le tasse. Non li mando da nessuna parte, anzi restino qui e paghino le tasse qui». Certo, battuta o non, è difficile non notare che, nel giorno in cui Vendola rispolvera il vecchio modello della sinistra anticapitalista, i Democratici annunciano la candidatura dell'ex numero due degli industriali italiani. La battaglia contro il denaro Pier Luigi la lascia volentieri a Nichi. Certo, c'è differenza tra ricchi e super ricchi. Lo stesso governatore pugliese, nel 2011, ha denunciato più di 170mila euro. Sessanta li ha versati a Sel come contributo volontario, ma di sicuro non si tratta di un reddito da «povero». In ogni caso è piuttosto evidente che Vendola stia cercando di non perdere terreno nei confronti dei suoi principali competitori. Il suo è un tentativo di tenere la «bandiera rossa» più in alto di altri. Anche se quando gli si chiede di commentare la candidatura di Antonio Ingroia, sottolinea che il movimento guidato dall'ex magistrato palermitano «non nasce nel segno di una rissa a sinistra». E la domanda è inevitabile: quanto potrà durare un governo di centrosinistra che ripropone le stesse divisioni del recente passato? Bruno Tabacci, che con il suo Centro Democratico fondato assieme all'ex Idv Massimo Donadi rappresenta una delle anime della coalizione, avverte Vendola: «La storia di far piangere i ricchi la sinistra l'ha già sperimentata andando incontro a sonore sconfitte. Gli consiglio di non riprovarci. Un conto sono la giustizia sociale e il rigore fiscale, che sono obiettivi imprescindibili di una coalizione di centrosinistra che miri a governare. Altro conto è l'invidia sociale, che va respinta. Pensare che gli italiani debbano essere tutti uguali per legge è sbagliato oltre che fuori dal tempo». Ma quello contro i ricchi non è l'unico attacco lanciato dal leader di Sel. Che ovviamente non può dimenticare Silvio Berlusconi. E Mario Monti: «Ha avuto il coraggio relativo di bussare alle porte dei soliti noti e invece quando si è trattato di chiedere un contributo ai più ricchi ha detto che era "tecnicamente complicato", perché è tecnicamente di destra e ritiene che ontologicamente i sacrifici tocchino sempre ai più deboli». E se l'ipotesi di un ticket tra Bersani e il Professore è semplicemente «spaventosa» («i progressisti si candidano per vincere»), l'invito del premier al leader Pd di «silenziare» le voci più radicali è «democristianeria senza Dc, roba da Grande Oriente d'Italia». «Tagliare le ali al centrosinistra - aggiunge - significa fare della politica una palude, facendo finta che ci sia una contesa per cui chiunque vinca, alla fine, vincono sempre quelli come Monti: la razza padrona». «Noi - prosegue - siamo aperti all'influenza del popolo. La destra si è spaccata e la parte più presentabile, più innamorata della finanza va con Monti, quella più vernacolare e belluina con Berlusconi». Anche per combattere super ricchi e finanza ieri Vendola ha presentato i capilista di Sel. Si va dall'ex presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Roberto Natale a quello della commissione antimafia Francesco Forgione, dal commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Laura Boldrini al Rettore dell'università degli Studi di Foggia Giulio Volpe passanto per la trentenne calabrese Celeste Costantino, la giornalista e scrittrice Ida Dominijanni, il portavoce della comunità senegalese di Firenze Pape Dawe, quello della campagna Sbilanciamoci! Giulio Marcon, l'operaio della Fiat di Melfi Giovanni Barozzino. Assenti alla presentazione ma in lista anche la presidente dei Verdi europei Monica Frassoni e il numero due della Fiom Giorgio Airaudo. Nessun super ricco. I loro soldi sono «sterco del diavolo». Ma i loro voti?

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