Nel Pd cresce il malessere dei montiani
La"guerra invisibile" conta già 60.000 morti e 230mila bambini rifugiati». Più in alto nella foto, a sinistra, una frase di Pier Luigi Bersani: «Il mio tempo in tv datelo alla Siria». Rinuncia lodevole visto che nel frattempo i suoi avversari Mario Monti e Silvio Berlusconi spopolano tra radio e televisioni pubbliche e private. Sarà forse per questo che stasera, dopo un discreto periodo di silenzio, Bersani tornerà in televisione, ospite di Otto e mezzo su La7. Un modo per rimanere al passo con gli altri candidati (venerdì scorso c'era il Professore, l'8 gennaio toccherà al Cavaliere), ma non ancora l'inizio ufficiale della campagna elettorale. Quello avverrà mercoledì quando il Pd avrà chiuso la partita delle liste che sta creando più di un malumore. Domani sera la direzione approverà la griglia messa a punto combinando i nomi del listino e quelli usciti vincitori dalle primarie, e poi si comincerà con gli appuntamenti in giro per l'Italia. Ne sono già previsti 20: uno in ogni Regione assieme ai capilista. Mentre Bersani potrebbe tenere un appuntamento solitario tra domenica e lunedì prossimi. Contestualmente sono previste alcune uscite mediatiche, comunque «mirate e studiate». In attesa di vedere il segretario all'opera due sono gli argomenti che tengono banco nelle stanze del Nazareno. E sono in parte collegati. La discesa in campo del Professore ha un po' spiazzato i Democratici. Anche per il suo modo non proprio «british» di condurre la campagna elettorale contro i partiti che lo hanno sostenuto in questo anno e mezzo. La reazione «antimontiana», però, sta spaccando il partito. «Il Pd - sottolinea parlando all'Adnkronos l'ex ministro Arturo Parisi - è più sbilanciato a sinistra perché lo ha deciso da tempo Bersani, e lo ha confermato la sua vittoria nella sfida con Renzi. Lo ha deciso Bersani quando ha scelto di organizzare quelli che lui chiama i progressisti, delegando a Casini e Fini l'organizzazione dei moderati, con l'idea di riincontrarsi dopo il voto in Parlamento. È esattamente quello che sta succedendo, anche se non penso che fosse esattamente quello che Bersani aveva immaginato». Già, perché Bersani immaginava dei moderati elettoralmente deboli utili, in caso di pareggio al Senato, per rafforzare la maggioranza di centrosinistra. Ora invece, con la candidatura di Monti, i moderati puntano alla vittoria. E questo per il Pd è inaccettabile. Non a caso Francesco Boccia taglia corto: «Avremo la maggioranza alla Camera e al Senato e comunque il leader del partito più grande guiderà la coalizione possibile o si torna al voto». Nel frattempo, però, c'è da risolvere il nodo liste. Ieri è circolata l'indiscrezione, lanciata dal Corriere Fiorentino, che Matteo Renzi avrebbe indicato, come possibile candidato tra i «suoi» 17 previsti nel listino bloccato, il giornalista Beppe Severgnini. Altro nome per il sindaco sarebbe quello di Roberto Cociancich, presidente della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scautismo. Unica certezza è che, a parte Paolo Gentiloni e Giorgio Tonini, il resto dei «montiani» del Pd è fuori delle liste. Anche per questo si vocifera che Stefano Ceccanti e Salvatore Vassallo sarebbero già pronti a passare con il Professore. E potrebbero non essere gli ultimi. Nic. Imb.