«Troppi romani» La rivolta dei siciliani
Puzzadi brogli alle primarie (avrebbe votato anche un morto). Lista Crocetta effetto «vampirismo» sui voti del Partito Democratico. Quanto basta per mandare su tutte le furie i dirigenti Democratici siciliani contro il proprio leader Pier Luigi Bersani, reo di calare dall'alto ben undici candidati da mettere in lista nell'Isola, in barba alle primarie celebrate sette giorni fa e di aver benedetto la lista «Il Megafono» del governatore dell'Isola per il Senato a sostegno dello stesso Pd. In sostanza, non è servito a niente il viaggio nella Capitale del segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, che l'altro ieri ha tentato di convincere i leader del suo partito a fare marcia indietro. E così tornando a casa a mani vuote, Lupo ieri ha convocato la direzione regionale. Risultato: «Siamo aperti al confronto con il partito nazionale per valutare un ristretto numero di autorevoli candidature che possano rappresentare un valore aggiunto di consenso democratico». Oggi seconda tappa a Roma, Lupo chiederà di dimezzare i «prescelti»: da 11 potrebbero diventare 5-6 candidati. L'esito verrà discusso domani in un'altra riunione della direzione regionale. Ma andiamo con ordine. Partendo proprio dalla composizione delle liste per le elezioni di febbraio che, secondo lo stesso Lupo, «deve valorizzare lo straordinario patrimonio di partecipazione democratica, che ha visto oltre centomila iscritti recarsi ai gazebo lo scorso 30 dicembre». Musica stonata, questa, per la direzione romana che non intenderebbe fare alcun passo indietro dal diktat che imporrebbe nelle liste ben 11 nomi «bloccati», bypassando di fatto le primarie. Il tutto grazie al «porcellum» non voluto da nessuno ma consacrato da tutti. Tra i nomi dei «fortunati» per un posto al sole ci sarebbe il Davide Zoggia, già trombato a casa sua nelle elezioni provinciali di Venezia del 2009. Altro nome di grido, il pezzo da novanta, Beppe Fioroni. E ancora. Ignazio Marino, che attenderebbe un posto in prima classe per approdare a Palazzo Madama. Ma la chicca arriva con il nome tanto gettonato di Carlo Vizzini, otto legislature alle spalle, ex Forza Italia e leader del Psi, e molto attivo nel sostegno a Bersani durante le primarie. D'altronde, la partita Sicilia per Bersani è determinante (come quella della Lombardia), soprattutto per il Senato. Inevitabili i mal di pancia di esponenti di peso del partito come Lillo Speziale, sconfitto a Caltanissetta da Daniela Cardinale, figlia dell'ex ministro o come il parlamentare uscente Sergio D'Antoni che non è riuscito a superare la prova gazebo. Ed è proprio Speziale a denunciare brogli alle primarie. Secondo l'ex deputato regionale del Pd, infatti, ci sarebbe anche un morto fra gli elettori. «Con documenti e certificati - afferma Speziale - dimostrerò una serie di gravissime irregolarità che, a mio avviso, invalidano il voto a Caltanissetta». Altra grana del Pd, la lista «Il Megafono» del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, capeggiata da Beppe Lumia che così s'è sottratto alle primarie, malgrado la deroga concessa dal suo partito per avere superato il limite dei mandati parlamentari. Eloquente ancora Lupo, secondo cui le liste collegate al Pd, «devono essere un valore aggiunto» e puntando il dito proprio su quella di Crocetta chiosa: «Non può certo essere una "succursale" del Pd». Intanto, l'altro protagonista delle primarie, Sel, designa anche in Sicilia i suoi candidati. La portavoce dell'Unhcr sarà capolista in entrambe le circoscrizioni siciliane per la Camera. Marchigiana di nascita e trapanese d'adozione la Boldrini, portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati, è stata inserita come capolista anche nelle Marche. Al Senato farà da capolista, sempre in Sicilia, Francesco Forgione, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia.