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Monti spiazza Berlusconi "Non si può andare avanti così"

Il premier Mario Monti

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Monti lascia ma lo farà dopo l'approvazione della legge di Stabilità. Dopo una giornata apparentemente calma con il premier che si è addirittura allontanato da Roma per andare a Cannes a partecipare a un convegno, l'imprevedibile esito della crisi politica è arrivato in serata. Monti è salito al Colle come era stato fissato venerdì e dopo un colloquio di circa due ore ha comunicato la decisione di dimettersi. Il presidente del Consiglio considera concluso il suo percorso e «non ritiene possibile l'ulteriore espletamento del suo mandato». Al presidente, Monti ha detto che «è impossibile proseguire dopo la sfiducia del Pdl» ma che lasciare ora sarebbe un grave danno per il Paese giacchè senza la legge di Stabilità, ci sarebbe l'esercizio provvisorio che «renderebbe ancora più gravi le conseguenze di una crisi di Governo, anche a livello europeo». All'incertezza dello scenario politico si aggiungerebbe l'incertezza del bilancio con imprevedibili conseguenze sui mercati. L'appello alle forze politiche è dunque quello di essere «pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio». Il passaggio successivo sarà la formalizzazione delle «irrevocabili dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica». Nella nota a termine dell'incontro, il Quirinale scrive che il premier «accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l'esercizio provvisorio - rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo - siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica». Il Quirinale usa parole dure nel comunicato. Mette in evidenza che «la dichiarazione resa in Parlamento dal segretario del Pdl Angelino Alfano», che ha detto di considerare conclusa l'esperienza del Governo, «costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione». Impossibile quindi «continuare il mandato». Monti, secondo quanto riferiscono dal suo entourage, avrebbe detto a Napolitano che non era più disposto a galleggiare. Non ci sto, questo il ragionamento del Professore, a farmi impallinare da un partito che ha votato i provvedimenti per un anno e all'improvviso prende una posizione opposta ai suoi comportamenti. Ed ancora: non ci sto a considerare che quanto successo non comporta delle conseguenze, la decisione del Pdl lede la mia persona e il mio governo. È un duro j'accuse quello del presidente del Consiglio al partito di via dell'Umiltà, sempre secondo quanto riferiscono fonti ministeriali. Uno sfogo che il Professore avrebbe fatto al Capo dello Stato e che ora avrebbe intenzione di riferire direttamente agli italiani. Il premier avrebbe preso la decisione di dimettersi anche per avere una maggiore agibilità politica, mani libere per poter dire cosa pensa e salvaguardare la sua agenda e il suo credo legato ai tempi europei e all'antipopulismo. Monti sta seriamente valutando, spiegano le stesse fonti, la possibilità di scendere in campo. Ad alcuni dei cosiddetti «filomontiani» del Pdl ha dato appuntamento la settimana prossimo per un incontro decisivo. A diversi ministri il presidente del Consiglio avrebbe già avanzato l'intenzione di voler accelerare su una sua possibile candidatura. Non per niente, prima di salire al Colle, partecipando a Cannes a una conferenza, Monti aveva dato alcune indicazioni quasi da campagna elettorale. Ovvero aveva messo in guardia da chi «a caccia del consenso cerca delle scorciatoie con la presentazione di promesse illusorie». Un messaggio indiretto a quanti, soprattutto nel Pdl, hanno già stravolto le riforme facendone una materia elettorale. Insomma, aveva detto, bisogna evitare il ritorno «alla situazione precedente al governo tecnico, quando l'Italia era la miccia che rischiava di far esplodere l'intera Unione europea». L.D.P.

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