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Gianni Di Capua Come in una moderna versione dell'Odissea, Vendola si diverte a disfare la tela che Bersani prova faticosamente a tessere.

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Condue mosse in particolare: in primis la candidatura di Giorgio Airaudo, numero due della Fiom e convinto anti-Tav, come capolista in Piemonte. In secundis con l'invito al segretario Bersani a «dialogare con Ingroia». «Se discuteremo sul merito dei problemi mettendo l'agenda Italia al centro, penso che fili di dialogo con Ingroia si possano intrecciare», afferma il leader diSel, ricordando di aver «già invitato ripetutamente il Pd e Bersani ad accettare l'atteggiamento di dialogo di Ingroia». Che Vendola difende dalle accuse di Berlusconi: «Il cancro della democrazia - rimarca - non è Ingroia. Un'affermazione simile è pesante da attribuire anche al più inquinato ed inquinante esponente politico qual è Silvio Berlusconi». Il Cavaliere, attacca ancora Vendola, «non frequenta cattedre da cui si possono dare patenti di questo tipo». Tutto il discorso di Vendola è in realtà spostato a sinistra. Come se l'amo ripetutamente lanciato da Monti avesse finalmente stanato la preda. E infatti c'è sempre la politica del Prof nelle invettive del governatore della Puglia, che già all'epoca dell'accordo programmatico con il Pd di Bersani riuscì a far togliere dal documento ogni riferimento al premier del governo tecnico. «Monti è sceso pesantemente in campo con la presunzione di chi vuole partecipare ma vuole anche sentirsi arbitro della partita e decidere chi ha vinto questa partita. C'è un elemento di arroganza che va respinto. È difficile immaginare che sia un atteggiamento conservatore quello di chi dice che oggi al centro dell'agenda di governo va messa la giustizia sociale. Lo ha detto anche quell'"estremista" di Napolitano». «Casini dice che Bersani non può fare il premier se non ha la maggioranza in entrambe le Camere - continua Vendola - ma detto da uno che fa lo sponsor di uno che vuole fare il presidente del consiglio senza avere sicuramente la maggioranza in nessuna delle due Camere, fa tenerezza». Il governatore della Puglia, dal canto suo, non esita a usare termini cari alla sinistra tradizionale. Da borghesia a elite. «C'è qualcuno talmente di elite e membro di certe classi che ritiene che la democrazia sia un imbarazzante fardello», accusa, spiegando che «Monti esprime l'istinto al comando tipico di certa borghesia e per questo avremo il piacere di batterlo alle elezioni e di scrivere la nostra agenda a partire dal lavoro e dalle classi sociali più deboli». «Il Prof - conclude Vendola - considera conservatorismo tutto ciò che ha a che fare con la civiltà del lavoro. Essere innovatori, per Monti, significa stare dalla parte di Marchionne e trovare nel cranio di Albertini chissà quale innovazione». L'ennesimo scossone a sinistra il leader di Sel l' dà comunicando l'elenco delle candidature. Oltre al già citato Airaudo, vi si trova Claudio Fava, reduce dal pasticcio delle elezioni regionali in Sicilia, quando aveva dovuto ritirare la sua candidatura alla presidenza avendo ottenuto oltre i termini consentiti la residenza nell'isola, e ora sarà capolista in Lombardia. Nelle Marche invece toccherà a Laura Boldrini, già portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mentre tra gli altri nomi noti ci sono l'ex presidente della commissione Antimafia Francesco Forgione, il segretario della Fnsi Roberto Natale, il rettore dell'università di Foggia Giulio Volpe. Vendola invece sarà candidato in più regioni ma alla fine, spiegano dal suo staff, opterà per la sua Puglia, dalla cui presidenza non si dimetterà fino all'ultimo momento. Una pattuglia che, nelle intenzioni del leader di Sel, dovrebbe consentire al centrosinistra di trionfare anche al Senato oltre che alla Camera: «È improbabile che non vinceremo a Palazzo Madama», ha detto.

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