Berlusconi vuole la caduta di Monti Al Senato il Pdl non lo vota
Venti di crisi sul governo Monti. Le parole di Corrado Passera, che questa mattina ha criticato l'eventuale ritorno in campo di Silvio Berlusconi, scatenano l'ira del Pdl che non vota la fiducia al decreto Sviluppo al Senato, lascia l'aula e reclama le dimissioni del ministro dello Sviluppo. Il Pd chiede che il premier vada a riferire al Capo dello Stato e non e' escluso nelle prossime ore un faccia a faccia al Colle tra Monti e Giorgio Napolitano, anche se al momento in agenda non e' previsto alcun incontro. Il pretesto della rivolta del Pdl sono le parole che Passera pronuncia in mattinata: alla domanda su come giudichi l'eventuale ricandidatura di Berlusconi alla guida del Paese, il ministro dello Sviluppo replica secco: "Qualunque segnale che faccia pensare all'estero che l'Italia torni indietro invece che fare passi avanti e' controproducente", dice. "Non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti - premette Passera - ma come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti. Tutto ciò che può fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non e' bene per l'Italia". Per il partito di via dell'Umiltà si tratta della “smoking gun” che fa scattare la controffensiva. Altero Matteoli chiede immediatamente le dimissioni di Passera, seguito da vari esponenti del suo partito, pronti a presentare una mozione di sfiducia individuale per il ministro se non dovesse lasciare. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri annuncia che il Pdl non voterà la fiducia che il governo ha chiesto sul decreto Sviluppo. Il numero legale non manca, ma il provvedimento passa con solo 127 sì. "Se il principale partito della strana maggioranza che sostiene Monti non vota la fiducia, e lo fa in modo irresponsabile, in un momento delicatissimo per il Paese - risponde in aula il Pd con Anna Finocchiaro - vuol dire che il governo non ha più la maggioranza. Cosa succede in questi casi? Credo che Monti dovrebbe recarsi al Quirinale". Lo scontro al Senato va in scena mentre a palazzo Chigi è riunito il Consiglio dei ministri che dovrà decidere sul decreto sulla incandidabilità dei condannati. Monti lascia la sede del governo per andare a votare a palazzo Madama. Le fibrillazioni fanno schizzare lo spread a 330 punti. La partita è dunque apertissima: il Pd, con il segretario Pier Luigi Bersani spiega che "bisogna capire se si è trattato di una astensione su un voto o di una astensione politica. Farò il punto della situazione con i capigruppo e stasera si capirà, in un modo o nell'altro, se la maggioranza c'è. Per noi prima viene l'Italia e la lealtà a Monti". Intanto anche il Pdl fa il punto nel pomeriggio nel vertice convocato da ieri. Intanto il presidente del Senato, Renato Schifani, dopo aver premesso che "quello che è accaduto non è un fatto indifferente" dice di auspicare "in un momento così delicato per la vita del Paese che si possano trovare punti di intesa che favoriscano una fine della legislatura con la massima condivisione".