Schifani: «Giochi e giochini hanno impedito la riforma elettorale»
Nell'impegnoper cambiare il sistema del voto, ha spiegato intervenendo alla trasmissione «L'Arena» ieri pomeriggio su Raiuno «ho trovato nel presidente Napolitano una grande guida e un grande sostegno. L'ho sentito spesso, mi ha incoraggiato». Schifani ha raccontato di avere una «grande amarezza» per non aver potuto «presiedere una seduta per approvare la riforma» ma, ha aggiunto che «occorreva volontà da parte dei partiti. Non sta a me dare giudizi ma faccio mie le considerazioni amare del presidente della Repubblica». Critico anche sulla mancata approvazione di una riforma per la riduzione del numero dei parlamentari. «È una delle motivazioni per le quali è cresciuta l'antipolitica nel nostro Paese». «È difficile chiedere a un organismo di autoriformarsi e autoridursi – ha proseguito – con ciò non voglio dare una giustificazione ma solo fare un'analisi. Poi questo luogo comune, anzi, questo concetto che dovrebbe essere fondante della credibilità parlamentare si è scontrato anche con quei giochi e giochini che hanno impedito anche l'approvazione della legge elettorale». Per Schifani «il sistema non ha avuto quello scatto, quel sussulto di dignità per dire "basta, adesso devo avere la forza di autoriformarmi anche a costo di autopenalizzarmi". Io mi auguro che nella prossima legislatura uno dei primi punti sia questo, perché queste riforme o si fanno a inizio legislatura o non si fanno più". Da Renato Schifani è arrivato comunque un incoraggiamento ai cittadini. «Auguro agli italiani un anno sereno – ha detto – che il Paese possa uscire dalla crisi economica che è costata tanti sacrifici». «Mi auguro – ha aggiunto – che il Paese sia governato da un esecutivo forte che dia una guida in un senso o nell'altro, mi sta a cuore la stabilità politica, che la politica possa recuperare credibilità». Un passaggio del suo intervento ha riguardato anche i militari italiani all'estero in missione di pace: «Sono ragazzi favolosi che sentono il senso dello Stato e della loro missione, una missione di libertà».