Qualche giorno fa lo aveva anticipato Anna Finocchiaro: «Abbiamo votato con grande senso di responsabilità tutti i provvedimenti del governo, ma da oggi Mario Monti è un avversario
Ecosì, dopo un avvio di campagna elettorale soft in cui la «salita» in politica del Professore e le imperversate di Berlusconi in televisione gli avevano rubato la scena, Pier Luigi Bersani ha deciso di rompere gli indugi e mandare un segnale forte al premier. Lo ha fatto perché ha cominciato a temere di finire stritolato in una campagna elettorale che rischia di polarizzarsi attorno allo scontro tra Monti e il Cavaliere. Una situazione che il Pd non può accettare, anche a costo di abbandonare la moderazione finora esibita nei confronti del Professore. È il momento di marcare le differenze, e Pier Luigi Bersani lo ha fatto prima in un colloquio con Repubblica in cui invitava il premier a «chiarire da che parte sta». Poi in un'intervista al «giornale di casa», l'Unità, in cui ha confessato che «non mi aspettavo la candidatura di Monti, quando è salito al governo sembrava chiaro che poi avrebbe mantenuto un profilo di neutralità». Infine parlando ai microfoni davanti al seggio di Piacenza dove si è recato per votare alle primarie dei parlamentari del partito: «Io non faccio polemica - ha esordito - sono molto rispettoso. Ho rapporti ottimi con Monti. Adesso ha scelto di essere una parte politica e quindi io pongo delle domande politiche amichevolmente perché quando si va davanti agli elettori ci vuole chiarezza». Per esempio, ha spiegato, «Monti vuole mettersi in Europa nello stesso posto dove è Berlusconi? O dove altro? Domanda legittima. Monti e il centro pensano che il bipolarismo non vada bene? Vogliono smontarlo? E se non vogliono smontarlo, da che parte si mettono?». Non è solo il problema di posizionamento politico a irritare il segretario dei Democratici. A Bersani, in particolare, non è andato giù che diversi personaggi che attualmente ricoprono incarichi istituzionali siano al tempo stesso impegnati attivamente nella lista del premier. I casi più noti sono quelli del vicesegretario di Palazzo Chigi Toniato, tra i presenti alle riunioni del neonato movimento, e soprattutto di Enrico Bondi, commissario alla spending review ora impegnato nella sgtesura delle liste: «Bisogna essere molti rigorosi nella distinzione tra politica ed istituzioni - attacca Bersani - Io ho molta stima e rispetto di Bondi, ma sta facendo ancora un altro mestiere, non può farne un altro». Parole che provocano l'irritazione di Casini ma sulle quali il segretario non fa alcun passo indietro. Passando poi a marcare altre distanze tra la propria proposta politica e quella di Monti: «Nelle prossime settimane arriveremo al merito - avvisa - ad esempio, cosa pensa dei diritti civili, degli esodati. Io ho detto da due anni che voglio organizzare il campo dei progressisti e poi tenere la testa aperta a forze europeiste che siano alternative al populismo e a Berlusconi. Quindi la mia proposta rimane ferma. Però parliamo di politica, vediamo di chiarirci». Una strategia rischiosa, quella del segretario, specie se si considera che c'è una parte del partito, quella dei Ceccanti, dei Morando o dei Gentiloni, che continua a invitarlo a non abbandonare l'«agenda Monti» su temi come fisco o lavoro. Ma Bersani scommette sulla tenuta del partito, si augura che non ci siano altre fuoriuscite eccellenti dopo quella di Ichino e sta attendo a non forzare troppo la mano. Come che vadano le elezioni, infatti, la sua intenzione è quella di tendere una mano verso il centro nel formare il governo, una rottura totale è quindi da evitare. L'unico «nemico giurato» resta Berlusconi, che però non sembra passarsela granché: «Hanno dei guai mi pare - ha detto commentando la rottura con la Lega - perché sono alla resa dei conti di dieci anni di un governo disastroso. Dopo un'esperienza così, possibile che non ci fosse una riflessione da fare? Non ho mai sentito dire di una discussione in casa Pdl, del tipo abbiamo sbagliato qualcosa. Io dico che così si va contro un muro... è uno sport che può anche piacere».