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Il «gran rifiuto» dei ministri al Professore

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Dopo Passera anche Clini dice «no grazie» a entrare in Lista: «Dall'Agenda mi aspettavo di più»

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Tracoloro che hanno fatto parte del governo c'è anche chi dice no al Professore. E la lista sembra allungarsi ogni giorno di più. Il primo a fare «il gran rifiuto» è stato quello che forse ci teneva di più a restare nel campo politico, Corrado Passera. Anche se non è detto che Monti non riesca alla fine a convincerlo a tornare con lui. Per il momento però il ministro dello Sviluppo economico ha detto di no. Il motivo che gli ha fatto fare un passo indietro è stata la vittoria di Pier Ferdinando Casini sulla formazione delle liste alla Camera: Passera ne voleva una sola anche a Montecitorio, ha dovuto cedere invece al leader Udc che ha preteso lo «spacchettamento». E ognuno correrà per conto suo. Ieri è arrivato anche il «no grazie» di Corrado Clini, ministro dell'Ambiente. La sua priorità, ha spiegato, non è la politica ma il completamento dell'azione di governo sulle emergenze ambientali: dall'Ilva di Taranto alla gestione dei rifiuti a Roma e in Campania fino alla Costa Concordia. «Sono molto grato a Mario Monti e mi sono riconosciuto nella sua leadership nei 13 mesi di governo – ha spiegato – Ma se fossi candidato il lavoro dei prossimi mesi potrebbe essere percepito come propaganda elettorale, e io stesso non mi sentirei sereno e imparziale come devo. È un lavoro per il Paese, non un progetto di parte». In realtà Corrado Clini non è molto convinto dell'Agenda Monti: «Credo che serva una strategia più precisa per la crescita – ha commentato – Prima di pensare al numero delle liste o ai candidati sarebbe utile una più puntuale indicazione ad esempio sul ruolo che l'ambiente può avere come driver dello sviluppo». «Ho davanti a me – ha proseguito – due mesi intensi di lavoro, per dare attuazione alla "agenda verde" di un anno di governo Monti, alle norme che abbiamo approvato ed ai programmi che abbiamo avviato: dagli incentivi per la green economy italiana al risanamento di Taranto, dalla gestione dei rifiuti di Roma e della Campania alla bonifica dei siti inquinati, dalla rimozione della Concordia all'avvio del piano nazionale per la prevenzione del dissesto idrogeologico, dalla promozione delle energie pulite agli accordi volontari con le imprese per la riduzione delle emissioni». No anche dal ministro dell'Interno, il prefetto Anna Maria Cancellieri. In un colloquio con il «Corriere della Sera» ha motivato la sua scelta «proprio per l'incarico che ricopro, per quel ruolo di garanzia attribuito a chi guida il Viminale». Alla fine, ha aggiunto, «sono convinta che sia la scelta giusta e non tornerò indietro. Quando ho accettato questo incarico, che rappresentava il coronamento della mia carriera di prefetto, sapevo che avrei dovuto gestire la fase delle elezioni. È il momento più delicato, un passaggio fondamentale nella vita di questo Paese e io voglio esserci. Andarsene prima non sarebbe serio, soprattutto per chi, come me, ha sempre lavorato per lo Stato». Difficile, invece, immaginare oggi il futuro del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. C'è chi pensa che sia definitivamente chiusa l'esperienza politica e chi, invece, ipotizza nuove strade per un coinvolgimento diretto. Nel primo caso, potrebbero riaprirsi per lui prospettive nel mondo economico che sembravano ormai archiviate, con le poltrone di aziende strategiche come Eni, Finmeccanica e Cdp che potrebbero tornare appetibili. Nel secondo caso, l'ipotesi è che Passera possa essere preso in considerazione dal prossimo premier per un nuovo incarico di governo. Pa. Zap.

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