Casini all'attacco: la doppia morale su Grasso non convince
QuandoEnrico Bondi accetta di contribuire a un lavoro di accertamento sulla trasparenza delle candidature commette un vulnus istituzionale. No, caro Pier Luigi, questa doppia morale non mi convince e mi induce a più amare riflessioni». Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini passa all'attacco del leader del Pd Pier Luigi Bersani. «Il Pd - dice ancora Casini - non vuole un'area centrista competitiva e scomoda perché‚ preferisce il vecchio ed eterno scontro con Berlusconi, diventato avversario di comodo. In realtà le parole di Bersani confermano che siamo sulla strada giusta». La replica dal Pd gli arriva a stretto giro per bocca di Andrea Orlando, responsabile Giustizai dei democratici. «Casini fa confusione. La differenza tra Enrico Bondi e Piero Grasso è che quest'ultimo, prima ancora di accettare la candidatura del Pd si è dimesso dalla magistratura senza possibilità di rientro neanche al termine del suo mandato. A quanto risulta invece Bondi rimane consulente del governo». Orlando rimarca che «è un problema di correttezza istituzionale che andrebbe chiarito insieme ad altre scorrettezze che si sono viste in questi giorni da parte di chi vorrebbe rinnovare la politica. Il Pd lo sta già facendo: noi, per scegliere i candidati, abbiamo ha un milione di Bondi - ha concluso - in fila ai gazebo di tutta Italia». Interviene anche Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd. «Casini perde lucidità: è privo di senso il paragone tra un magistrato come Piero Grasso, che lascia la toga per candidarsi mettendo a disposizione del paese la sua esperienza, e Enrico Bondi, un rappresentante dello Stato in funzione, chiamato a compiti di bassa cucina nella scelta di nominati nelle liste. Dalla spending review a beneficio della collettività è passato alla review per una parte». Contro Bondi si scaglia anche il Pdl. Dice Stefano De Lillo: «Fino ad ora ricopriva un ruolo tecnico, quello di Commissario di Governo alla Sanità del Lazio: adesso, come Monti, Enrico Bondi si toglie la maschera di tecnico e svela i suoi obiettivi politici trasformandosi di colpo in selezionatore delle candidature delle liste che sirifanno all'agenda Monti. E solo ora che può dargli un colore politico firma la proroga dei contratti per 3.400 precari della Sanità del Lazio, perzaltro non stabilizzandone nessuno. Delle due l'una: se Bondi è di parte lasci il ruolo di Commissario di Governo come hanno fatto i rappresentanti dello Stato che in questi giorni si stanno candidando nelle liste elettorali».