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Bindi batte Renzi 2-

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Dopoil trionfo di Bersani alle primarie per il candidato premier del centrosinistra, il «rottamatore» deve digerire anche la vendetta della parlamentare che più di ogni altro era finita nel mirino delle sue invettive. La presidente del partito, nel collegio «blindato» di Reggio Calabria, ottiene addirittura il 60,7% dei voti, pari a 7.527 preferenze su un totale di 12.628. Contestualmente a Bergamo Giorgio Gori, spin doctor della campagna elettorale del sindaco di Firenze, si deve accontentare di un 12% che lo colloca solo al quarto posto tra i candidati. Troppo in basso, probabilmente, per poter sperare in un posto in Parlamento. Era questo il duello a distanza più atteso per valutare i risultati di queste primarie del Pd che, visti i numeri e il periodo in cui si sono svolte (alle 18 di ieri il segretario Bersani ha comunicato che era stato già superato il milione di votanti) restano comunque un innegabile successo di partecipazione. Un'anticipazione di come sarebbe andata l'aveva già data la decisione di inserire nel listino bloccato del leader alcuni dei «dinosauri» del partito ripescati con il meccanismo delle deroghe. E così i vari Franco Marini e Giuseppe Fioroni se l'erano cavata senza passare per il giudizio degli elettori. Un altro segnale era stata la scelta di collocare la toscana Bindi nel collegio calabrese così come la siciliana Anna Finocchiaro a Taranto, dove si è però votato ieri e si è ancora in attesa di conoscere i risultati. Tutto ciò in barba al regolamento che prevedeva un forte radicamento territoriale dei vari candidati. Così la Bindi lontana dalla sua terra d'origine - dove il 25 novembre aveva vinto Renzi - ha potuto stringere un ticket con il popolare consigliere regionale calabrese Demetrio Battaglia e sbaragliare ogni aspettativa. Il contrario di quanto successo a Gori. Che un po' se l'è presa con il suo ex sodale Renzi («in questo risultato c'è la complicità del suo silenzio»), un po' ha attaccato il partito: «Con la sfida di Matteo il Pd era riuscito ad avvicinare a sè un'ampia fetta di elettorato nuovo - ha sottolineato - che oggi, dopo quella sconfitta, ha in gran parte messo da parte l'idea di votare il nostro partito, che considera a questo punto irriformabile, e volge lo sguardo altrove. È un grave problema per il Pd, a mio avviso, di cui i più non paiono avvertiti. Non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori». Che le regole fossero costruite in modo da favorire i candidati d'apparato e i fedelissimi del segretario si sapeva. E in effetti, nell'elenco dei vincitori spopolano i nomi di parlamentari uscenti, segretari provinciali, consiglieri locali eccetera. Ciononostante non sono mancate le sorprese, in parte favorite anche dall'obbligo della doppia preferenza di genere diverso, che ha portato alla ribalta diversi volti femminili. A Brescia, ad esempio, a raccogliere più voti è stata Miriam Cominelli, ingegnere precario di area bersaniana. Mentre a Monza si è affermato il 37enne Pippo Civati. Ma in genere sono i big a fare incetta di voti, dall'ex ministro del lavoro Cesare Damiano in Piemonte alla senatrice Roberta Pinotti in Liguria. Oggi dovrebbero esserci i verdetti ufficiali anche per le regioni nelle quali si è votato ieri, tra le quali il Lazio. ARoma, in particolare, andavano in scena la sfide più importanti, con in gara i fedelissimi del segretario Stefano Fassina e Matteo Orfini, il renziano Roberto Giachetti e la veltroniana Marianna Madia. Subito dopo il voto bisognerà verificare che il partito mantenga l'impegno preso attraverso la voce del responsabile dell'organizzazione Nico Stumpo, ovvero che nessuno degli esclusi eccellenti sarà poi ripescato nel listino bloccato del segretario. Listino nel quale ieri è invece entrato Massimo Mucchetti, editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera. Si tratta del secondo nome della cosiddetta società civile pescato dal segretario, che ha accolto con soddisfazione l'adesione di Mucchetti prima di celebrare i risultati delle primarie in termini di affluenza: «Anche chi ci ha sempre creduto non può non rimanere ancora una volta colpito dalla partecipazione straordinaria - ha affermato Bersani - in pieno periodo natalizio e in condizioni organizzative estreme, alle 18 si è già superato il milione di partecipanti». «Si delinea dunque - ha concluso - un risultato definitivo di un'affluenza ai seggi largamente superiore alle nostre stesse aspettative. Questa esperienza del Pd, che non ha precedenti nella storia politica nazionale ed europea, dovrà far riflettere sugli enormi spazi che ci sono per una riforma della politica. Una riforma che parta dal basso e dalla partecipazione dei cittadini e degli elettori».

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