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Maroni rilancia: «L'accordo deve essere fatto sul programma»

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Ilnostro motto è "prima il Nord"». Così Roberto Maroni, segretario della Lega Nord, intervenendo ieri mattina a Radio Anch'io ha nuovamente rifiutato la proposta di Berlusconi e ha invitato invece il Pdl a un confronto sulla sua candidatura in Lombardia e sul programma, sulla strada di un'alleanza anche nazionale. «Non c'è alcun tira e molla - ha detto Maroni - io mi sono candidato in Lombardia e sono l'unico che può impedire la vittoria del candidato del centrosinistra. Se il Pdl vuole sostenere la mia candidatura è benvenuto, altrimenti amici come prima e andiamo per conto nostro. Voglio un confronto sulla mia proposta: il Pdl deve sostenere la mia candidatura che prevede che il 75% delle tasse pagate dalla Lombardia resti in Lombardia». E in serata, dopo la conferenza stampa di Mario Monti, il segretario della Lega ha scritto un tweet: «Basta Monti, basta danni. Prima il Nord». In mattinata era stato il senatore Sergio Divina, Presidente della Commissione di Controllo sui prezzi e le tariffe del Senato, ad attaccare il Professore: «La notturna "discesa in campo" del premier uscente Mario Monti, unitamente a quella del suo sostenitore trentino Lorenzo Dellai, ci porterà, in base alla sua ormai mitica agenda foderata in pelle di contribuente, nel 2013 una raffica di nuove imposte ed aumenti di quelle vecchie che, secondo studi delle associazioni dei consumatori, si tradurranno in ulteriori aggravi di circa 1.500 euro in più a famiglia. Tradotto: un altro stipendio medio viene tolto dalle disponibilità delle famiglie trentine ed italiane solo per coprire le incapacità del governo Monti di fare tagli alla spesa improduttiva al posto di spremere i nostri portafogli». «Se in Francia ed in Germania – ha poi sottolineato – i rispettivi governi hanno fatto "crescere" le retribuzioni per contrastare il calo del potere d'acquisto dell'euro dove in Italia i 10 anni di moneta unica hanno ridotto il potere d'acquisto delle famiglie del 15%, con il risultato di far crescere il rispettivo Pil nazionale, Monti con Dellai ha scelto la strada opposta, con il risultato che gli stipendi, e le pensioni degli italiani sono da anni bloccate senza alcuna rivalutazione». «Ci sono tutti gli ingredienti – è la conclusione – perché alle prossime elezioni politiche si voti, oltre che con il cuore, anche con un portafoglio sempre più desolatamente vuoto».

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