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Assolto Kratov, non torturò l'avvocato morto in carcere

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Il legale denunciò una frode di 235 milioni di dollari

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Fattosta che ieri è stato assolto da un tribunale di Mosca l'unico imputato per la morte dell'avvocato Serghei Magnitsky, l'attivista anti-corruzione diventato un caso scottante nelle relazioni tra Russia e Occidente. E che, come vedremo, ha portato all'approvazione - proprio ieri - di una legge anti-americana da parte del presidente Vladimir Putin. Ma andiamo per ordine. Ex vicedirettore del famigerato carcere Butyrka, dove il giovane legale morì nel 2009 per una pancreatite non curata, Dmitri Kratov era accusato di negligenze che avrebbero causato il decesso di Magnitsky. Secondo i giudici della corte di Tverskoi non sono state riscontrate prove che dimostrassero la colpevolezza del funzionario che, al contrario, «fece tutto il possibile per aiutare il detenuto». La reazione di Kratov? «Continuerò a lavorare nel sistema penitenziario», ha annunciato dopo la sentenza l'ex vicedirettore. Un po' di storia della vicenda. Poco prima di essere arrestato, Magnitsky aveva denunciato una frode fiscale da 5,4 miliardi di rubli (235 milioni di dollari), orchestrata da alcuni dipendenti del ministero dell'Interno russo ai danni del fondo d'investimento Hermitage Capital, presso il quale lavorava. Però, il legale è stato accusato di aver ideato lui stesso lo schema che sottostava alla frode e, nel 2008, sùbito posto in detenzione preventiva. Così dopo quasi un anno di carcere - durante i quale, secondo i legali difensori, gli sono state negate le cure necessarie alla sua grave pancreatite - è morto all'età di 37 anni. Sul suo corpo sarebbero state rinvenuti segni di tortura. Chiuso dopo la sua morte, il processo per frode contro Magnitsky è stato riaperto di recente da un tribunale moscovita, tra le critiche della società civile e dei familiari. In seguito all'assenza dei legali della difesa intenzionati a «non partecipare a un processo contro un uomo morto», giovedì scorso l'udienza preliminare è stata spostata al 28 gennaio. La morte di Magnitsky è diventata in pochi anni un caso internazionale e motivo di tensioni tra Mosca e le cancellerie occidentali. Di recente Washington ha approvato il «Magnitsky Act», una legge che bandisce dal territorio americano i funzionari russi coinvolti nel caso. E Mosca, dal canto suo, ha risposto con la cosiddetta zLegge anti-Magnitsky», che prevede il divieto delle adozioni di orfani russi da parte di cittadini statunitensi. Nonostante l'opposizione della società civile e di parte del governo russo, il documento è stato firmato ieri dal presidente Vladimir Putin e, con ogni probabilità, ai primi di gennaio entrerà in vigore.

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