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Il Prof porta Casini di nuovo in scena

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Dopo 5 anni passati fuori dalle alleanze ora sogna di tornare a governare

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a.Resistendo ai richiami di Berlusconi che, dopo averlo escluso dall'alleanza che portò il centrodestra a vincere le elezioni del 2008, ha più volte tentato di recuperarlo nella coalizione. Pier Ferdinando Casini, almeno a livello nazionale, ha sempre risposto picche e ha continuato a viaggiare da solo. Oggi, con la candidatura di Mario Monti, può tornare ad essere protagonista della politica. Quella che si muove ai piani alti e che aveva abbandonato da un po'. Certo, non da primo attore, come magari aveva immaginato. Ma l'appoggio incondizionato al premier uscente lo porta a giocare una campagna elettorale in cui la sua coalizione potrebbe essere l'elemento nuovo che scompagina i Poli. Esattamente quello che il leader dell'Udc ha sempre sostenuto. «Le isteriche reazioni del Pdl e di Berlusconi nei confronti del presidente Monti e dell'Udc, dimostrano che abbiamo colpito nel segno – ha scritto ieri sul suo profilo Facebook – La nostra è l'unica proposta credibile in campo che si rivolge ai popolari, ai moderati e a i riformatori seri. Tutto il resto ci riporta al carnevale di qualche anno fa. No grazie, abbiamo già dato!». In effetti al «purgatorio» della politica il leader Udc ha dato parecchio in questi ultimi 5 anni. Prima c'era stato comunque un rapporto contrastato con Berlusconi, del quale era stato alleato ma sempre in una posizione critica. Fu proprio il Cavaliere a farlo eleggere in Parlamento nel '94 con il Ccd, il partito nato dalla disgregazione della Democrazia Cristiana. Ma solo nel 2001, con la vittoria del centrodestra, l'ex portaborse di Arnaldo Forlani diventò un alleato stabile del Cavaliere. Ma senza mai «concedersi» troppo al leader della Casa della Libertà. Nel governo, ad esempio, non è mai voluto entrare. Proprio per tenersi le mani libere. Al suo posto mandò Marco Follini che diventò anche vicepremier. Carica che ufficialmente non esiste ma politicamente serve a dare visibilità. Ma nei cinque anni della legislatura Berlusconi imparò quanto Pier Ferdinando Casini fosse «insofferente» alle sue scelte politiche. Tanto che la campagna elettorale del 2006, poi persa dal centrodestra, si concluse con tre manifestazioni separate, del Cdl, dell'Udc e di An. Ma lo «strappo» definitivo tra Pier e Silvio avvenne nel 2008: da Berlusconi, o meglio da Gianfranco Fini, arrivò il no alla sua richiesta di essere presente nella coalizione con il suo simbolo, distinto da quello del Pdl. Alleanza Nazionale e Forza Italia, infatti, avevano già avviato l'accorpamento che avrebbe portato i due partiti nel 2009 alla fusione definitiva. Da quel momento Pier Ferdinando Casini ha iniziato a «giocare» da solo. Concedendo qualcosa solo a livello di alleanze locali per le elezioni regionali e quelle comunali. Una partita doppia che gli ha attirato le critiche sia da destra sia da sinistra. Ma il leader dell'Udc non si è mai scomposto e ha continuato nella sua tattica disinvolta: alleanze a «macchia di leopardo», da una parte con il Pd da un'altra con il Pdl. «Sulla base del programma» è sempre stata la sua riposta agli attacchi. «Ha scelto guardando alle possibilità di vittoria» è stato il refrain dei suoi avversari. Ma a Berlusconi, almeno a livello nazionale, ha sempre negato qualsiasi accordo. Il Cavaliere l'ha cercato più volte per rafforzare il suo governo. Specialmente dopo la lite e l'addio con Gianfranco Fini. Al leader dell'Udc è arrivato ad offrire una poltrona da ministro, anche quella di responsabile della Farnesina. E negli ultimi mesi si è anche spinto ad annunciare il famoso «passo indietro» pur di recuperarlo nella coalizione di centrodestra. Casini è sempre rimasto guardingo continuando a ripetere che, con Berlusconi in campo, lui sarebbe andato da un'altra parte. L'unico momento in cui ha pensato seriamente di allearsi con il Pdl è stato quando i filo montiani del partito hanno provato a «strappare» verso il Professore. Fallito quel tentativo il leader dell'Udc è tornato ad aspettare che Monti sciogliesse il nodo della candidatura. Schierandosi con lui «qualunque decisione vorrà prendere». Ed è stato il primo a dare il suo appoggio incondizionato all'Agenda del premier. «Adesso è tutto nelle sue mani – ha spiegato la vigilia di Natale in una intervista a "La Repubblica" – Nelle prossime ore sarà lui a raccogliere i consensi e i sostegni alla sua agenda. Sarà lui a decidere se sarà meglio procedere con una lista piuttosto che con più formazioni». Ma il lungo colloquio è stato anche l'occasione per dare l'ultima stilettata a Berlusconi: «Mi ha fatto pena, francamente. Quando un politico si esprime insultando gli altri è a corto di argomenti. E lui ha insultato tanto». Così, ora, Casini è tornato al centro della scena politica. E già da oggi l'Udc tornerà a lavorare per la coalizione, cercando di capire se ci sarà una sola Lista oppure più partiti federati. «Deciderà il premier con incontri e nuovi contatti ai massimi livelli - ha detto ieri a Sky Tg24 il deputato dell'Udc Roberto Rao – perché ci sono vantaggi e svantaggi in entrambe le soluzioni. In ogni caso entro la fine dell'anno agli elettori sarà presentata una scelta chiara per dare una risposta rapida e chiara sulle modalità con cui ci presenteremo agli elettori».

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