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Caccia alla Lega.

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Un'alleanzache, sondaggi alla mano – il Pdl è dato al 15,8%, il Carroccio al 6,2% – diventerebbe fondamentale non solo nella rincorsa al Pd ma forse addirittura per non farsi scavalcare dalla nuova coalizione di centro guidata da Mario Monti. Per questo ieri ha offerto alla Lega un posto di primo piano in un possibile futuro governo di centrodestra. «Non ho obiezioni ad un vicepresidente leghista se il Carroccio ci darà un contributo elettorale», ha spiegato in un'intervista al Tg4. Una proposta che nasconde però un finale intriso di veleno: «Resto convinto che la soluzione migliore sia la maggioranza assoluta del Pdl – ha infatti aggiunto il Cavaliere – ma se la maggioranza si raggiungesse con un solo alleato, che è la Lega, con cui abbiamo lavorato bene, questa potrebbe essere una soluzione. Certo se non fosse possibile il Carroccio sarebbe isolato e non riuscirebbe a portare a Roma le istanze dei suoi elettori del Nord. Inoltre perderemmo la Lombardia e poi cadrebbero il Piemonte e il Veneto». Il ricatto è quello che da settimane il leader del Pdl fa a Maroni: senza l'accordo per il Pirellone saltano anche le maggioranze di centrodestra nelle altre due Regioni a guida leghista. In Lombardia, però, resta aperto anche il nodo Albertini, il quale si è ufficialmente candidato per una lista di moderati che potrebbe dar fastidio proprio alla formazione del Cavaliere. Anche perché l'ex sindaco di Milano ha ripetuto di non avere alcuna intenzione di ritirarsi. Ma se da una parte Berlusconi insegue la Lega, dall'altra ha la necessità di iniziare una campagna elettorale contro il premier. «L'agenda Monti non è che la continuazione della politica del Governo tecnico, su ispirazione della Germania. Una cura sbagliata, che ha portato ai numeri che conosciamo, con risultati negativi» ha rilanciato nell'intervista al Tg4. E nel pomeriggio, in collegamento telefonico con la Comunità Incontro di don Gelmini ad Amelia, è tornato a insistere sul fatto di avere dovuto lasciare palazzo Chigi per colpa di una congiura. «Noi siamo in campo con la massima determinazione. Ci hanno costretti a lasciare il governo con una congiura politica, mediatica e internazionale su cui la storia farà luce». «Adesso c'è chi dice che eravamo a un passo dal baratro – ha proseguito – ma è una menzogna, l'Italia stava bene e con la cura della austerità tutto è andato peggio. Con la leggenda del burrone hanno fatto sì che gli italiani cominciassero ad avere paura, ed è stato il primo fattore della crisi: questa mentalità negativa che porta a non consumare e non investire». Sarcastico, invece, il commento sui giudizi delle cancellerie europee nei suoi confronti: «Ho letto i giornali stranieri e titolavano: torna Berlusconi e trema l'Europa. Non sapevo di essere così forte. Berlusconi non era irriso in Europa, ma temuto». La conclusione è dedicata al possibile scenario delle elezioni: «Nessuno può portare l'Italia fuori dalla crisi, se non avrà la maggioranza in Parlamento. Se si continuerà a dare il voto frazionato ai piccoli partiti, resteremo pressappoco nella situazione di adesso. Se il Pdl dovesse avere la maggioranza questa dovrà essere usata per cambiare l'architettura istituzionale dello Stato, per dare più poteri al governo, per dimezzare il numero dei parlamentari, per cambiare la composizione della Corte Costituzionale».

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