I «Monti-boys» sorridono
Laconferenza stampa di fine anno, con il premier Mario Monti che dice e non dice, lascia i suoi fan nella non invidiabile condizione di continuare a lavorare per riportarlo a Palazzo Chigi senza la certezza che questo avvenga. Il premier ha fissato le sue condizioni. Neanche troppo tra le righe ha chiesto un allargamento dello schieramento politico che lo sta sostenendo. Ha fatto appello ai «responsabili» presenti nel Pd e nel Pdl. Ma ora il «lavoro sporco» dovranno farlo gli altri. I Montezemolo, i Casini, i Riccardi. Se riusciranno a centrare l'obiettivo, Monti sarà con loro. Dopotutto c'è un principio che per il Professore vale più di altri. Lo ha esposto nell'amichevole chiacchierata con Eugenio Scalfari pubblicata ieri su Repubblica: «Chi si impegna nelle elezioni lo fa per vincere». Certo, ha aggiunto subito dopo, «poi ci si può anche metter d'accordo». Ma l'obiettivo principale resta la vittoria. E oggi lo schieramento montiano non sembra nelle condizioni di poterla centrare. Così non stupisce che, accanto all'entusiasmo per «un'agenda» già ampiamente condivisa e alla disponibilità ribadita a lavorare al fianco del Professore, i Monti-boys mostrino ancora qualche perplessità riguardo al futuro. «Auspichiamo che ci sia un impegno diretto di Monti e di tanti della società civile - spiega Pier Ferdinando Casini intervistato dal Tg3 -. Monti ha fatto un discorso di grande livello e detto cose di grande verità e ora deve assumere decisioni difficili. Se avesse voluto la comodità avrebbe scelto un'altra strada». Insomma, c'è di che essere soddisfatti, ma con moderazione. Anche perché il leader Udc lo sa, una delle condizioni dettate dal Professore per «assumere decisioni difficili», è quella di potersi presentare alla guida di qualcosa di veramente nuovo e non come garante dei «soliti» che cercano un modo agevole per tornare in Parlamento. E quando gli chiedono se esistano veti su personalità che dovrebbero far parte delle liste montiane, Casini risponde: «Non siamo a questo punto, io la plastica facciale non me la posso fare. Montezemolo lo conoscono tutti, ha fatto esperienze importanti nella sua vita e io ho fatto le mie. Ora il punto vero è se si vuole costruire per l'Italia qualcosa di serio. Personalismi e piccole cose non sono compatibili». Sarà, ma l'impressione è che proprio attorno a questo problema ruotino molte delle incertezze che spingono il Professore a fermarsi un passo prima dell'impegno diretto. Non a caso anche Montezemolo, intervistato da SkyTg24, resta evasivo sul proprio futuro: «Parlerò con Monti e farò ciò che serve. Tutti i punti dell'agenda Monti fanno parte del nostro programma. È un programma che non è di destra né di sinistra. Dobbiamo uscire da questi vetero confini che rischiano di non affrontare i problemi in maniera reale». Peccato che subito dopo aggiunga: «Non è pensabile che le stesse persone che hanno contribuito in ruoli diversi a portare il Paese a questo livello possano essere i protagonisti del futuro. Tra gli iscritti di Italia Futura ci sono molti giovani e donne pronti a candidarsi per dare un contributo fondamentale al rinnovamento della classe politica italiana». Un «rinnovamento» che passa dalla sconfitta definitiva del berlusconismo, ma anche dalla rottamazione di coloro che «rappresentano la vecchia politica». «Per alcuni versi - sottolinea il presidente della Ferrari - Udc e Fli rappresentano la vecchia politica anche se al loro interno ci sono persone capaci e competenti, disponibili a sposare il nuovo». «Sono orgoglioso e confortato - commenta un altro montiano di ferro come il ministro Andrea Riccardi - di sapere che l'intelligenza, la capacità e lo spessore morale di Monti saranno, a partire dalla sua agenda, ancora una volta al servizio dell'Italia». La forma che assumerà questo «servizio», ora, è tutta nelle mani dei montiani. Nic. Imb.