Bersani ora teme i suoi
in fuga verso Monti Il segretario condizionato dall'alleanza con Vendola
Spiegadi apprezzare le parole del Professore sulla necessità dell'Italia di avere in futuro un altro governo «serio» ma ribadisce che non si farà dettare la linea politica solo e soltanto dall'Agenda Monti. «Quelle del premier sono state parole serie e in qualche caso puntigliose – ha spiegato – Rispondo ai suoi ringraziamenti con i miei ringraziamenti per il contributo che ha dato all'Italia guidandola fuori da un rischio di precipizio. Lo abbiamo sostenuto con lealtà e coerenza anche nei momenti e nelle condizioni più difficili. Non abbiamo ragione di pentircene. Tuttavia la crisi c'è ancora e anzi è davanti alla sua fase socialmente più acuta». «Forse è questo quello che è mancato di più nelle parole, pur apprezzabili, del presidente del Consiglio – ha proseguito – Adesso bisogna preservare quel che si è fatto di buono e fare quello che non si è fatto fin qui. Ci vuole più cambiamento, ci vuole più equità, ci vuole più lavoro. Dunque serve una maggioranza politica non più "strana" ma vera e coerente, saldamente europeista e saldamente riformatrice». Ma Bersani ci tiene anche ad escludere che l'agenda del Professore possa diventare la «stella polare» del Pd. «Ascolteremo dunque con grande attenzione e rispetto le proposte di Monti sia laddove coincideranno con le nostre, sia laddove se ne allontaneranno. Quanto alle prospettive politiche, già da domani la parola passerà agli italiani». Bersani però è preoccupato per gli attacchi del premier alla Cgil e a Sel: attaccando Camusso, Vendola e persino Fassina – ha ragionato con i suoi – Monti vuol scomporre anche il centrosinistra, diventando un punto di riferimento anche per «pezzi» del Partito Democratico che mal sopportano un Pd troppo spostato a sinistra. Un segnale lo ha già lanciato Pietro Ichino che ha chiesto al leader Democratico di scegliere tra «Monti e Fassina». La frase del premier sui democratici «montiani» che potrebbero lasciare il partito, infatti, Bersani non l'ha proprio apprezzata, così come non gli è piaciuto il riferimento alle «posizioni articolate» del Pd sui temi economici. Un disegno «neo-centrista» di chi punta a infilare un cuneo tra Bersani e Sel, tra il Pd e la Cgil, «storicamente vicini», come ha detto Monti. Il Pd – è il ragionamento del segretario – deve cercare di far finta di non sentire gli attacchi a Vendola e al sindacato della Camusso se vuole evitare di scontrarsi apertamente con il Professore e spostarsi a sinistra. Bersani ha speso le ultime settimane ad accreditarsi con mercati e cancellerie e una «svolta a sinistra» non può permettersela, salvo offrire ai centristi un ulteriore argomento a sostegno della tesi che vorrebbe inaffidabile l'alleanza Pd-Sel.