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«Basta umiliare le donne»

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o.«Il modo in cui la donna è vista e il modo in cui un uomo si rapporta a lei è spesso umiliante». Poche parole inserite nel lungo intervento programmatico durante la conferenza di fine anno ma che non sono passate inosservate anche perché non sono state pronunciate a caso. Monti insiste non solo sulla necessità di «una vera politica delle pari opportunità» ma soprattutto sulla dignità della donna che, non lo dice ma lo lascia intuire, sarebbe stata messa a dura prova nella precendente legislatura. Anche su questo tema Monti vuole marcare la distanza e la differenza con Berlusconi. Inevitabilmente il pensiero va al Bunga Bunga, alle copertine della stampa estera che ritraggono il Cav a Villa La Certosa circondato da giovani donne discinte, agli apprezzamenti spesso poco diplomatici rivolti a rappresentanti femminili di istituzioni estere, a Ruby. Ora si volta pagina. Il premier ne fa una questione non solo di dignità della donna ma anche di impatto sullo sviluppo del Paese. «Alla crescita del Paese contribuisce anche un salto di qualità nel modo in cui vediamo la donna», dice. Il che lascia intendere l'archiviazione di una fase politica che ha fatto passare come dominante la considerazione della donna solo per i suoi attributi fisici, lo svilimento delle sue potenzialità e del merito sull'altare della bellezza. Non è un caso poi che Monti abbia fatto riferimento nella lunga conferenza stampa di fine anno ai «festini imbarazzanti che allontanano i cittadini dalla politica».

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