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Monti ha rassegnato le dimissioni.

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«Finiscequi ma non per colpa dei Maya». Il premier usa una battuta per congedare il suo governo e rinvia alla conferenza stampa di fine anno fissata per domani mattina, le comunicazioni sul suo futuro politico. Monti parla prima al termine della messa di Natale, celebrata per i dipendenti nella Sala Verde di Palazzo Chigi, poi alla Farnesina. Sono le ultime dichiarazioni da premier. «Sono stati mesi difficili ma affascinanti» afferma il premier e snocciola i temi di quella che a breve potrebbe essere la sua campagna elettorale anche se i dubbi sulla sua discesa in campo in modo diretto sono molti e nelle ultime ore sarebbero aumentati. Agli ambasciatori ha ricordato che nel corso dei 13 mesi di governo l'Italia «è diventata più affidabile, più competitiva e attraente per gli interlocutori e gli investitori stranieri grazie a una seria politica di risanamento, a misure per favorire la crescita e a riforme strutturali importanti come quelle del mercato del lavoro e delle pensioni». Poi l'augurio che questa azione possa continuare anche con la prossima legislatura. Monti ha sottolineato che «i vincoli» e gli impegni presi con l'Europa restano a prescindere dal governo che verrà. Perché «l'interesse nazionale prevalga» su quello di parte. Fondamentale sarà «lo sforzo comune per valorizzare il brand Italia all'estero» e l'abbandono dell'«autodenigrazione e del paleo-provincialismo». Poi ricorda l'impegno dell'Italia in Europa: «abbiamo dato un segnale inequivocabile che non si intende rinunciare alla moneta unica». Replicando a quanti nel Pdl stanno cavalcando lo spirito anti Europa. Dopo le dimissioni ora si apre la fase delle consultazioni. Napolitano oggi vedrà i presidenti dei gruppi parlamentari. Ma l'attenzione è tutta concentrata sulla conferenza stampa di domani quando Monti scioglierà il nodo del suo futuro politico. Ieri sera si erano diffuse voci che Monti sarebbe più perplesso sull'ipotesi di candidarsi e starebbe pensando a non scendere in campo direttamente. Dopo aver riflettuto a lungo in questi giorni e aver incontrato in ultimo, ma solo in ordine di tempo, il capo dello Stato, il Professore avrebbe deciso di non mettersi alla guida della coalizione che gli ha formalmente chiesto di indicare il suo nome come leader del rassemblement, e quindi come conseguenza politica, di essere il candidato premier dello schieramento. Monti starebbe piuttosto valutando l'ipotesi di un «patrocinio», una sorta di «benedizione» alla formazione centrista. Insomma il Prof sarebbe tentato da un low profile. Al momento quindi lo scenario che si profila è questo: due liste, una dell'Udc e di Fli, l'altra di Italia futura con gli attuali ministri ma senza la presenza del Professore, senza che ci sia un suo impegno diretto. la regia politica rimarrebbe a Pier Ferdinando Casini e al presidente della Ferrari che prenderebbero come punto di riferimento l'agenda del governo ma senza poter contare sulla sua candidatura a premier. In serata è circolata anche l'ipotesi che domani Monti presenti solo il programma per l'Italia, ovvero l'elenco delle riforme per il Paese, prendendosi altri giorni di riflessione prima di sciogliere il nodo del suo futuro e nel frattempo cercamdo di capire quanti sono a condividere la sua agenda. I centristi sono in fibrillazione. Senza la presenza attiva di Monti, neanche Montezemolo e Riccardi si candiderebbero, e c'è il rischio che salti l'intero progetto «Verso la Terza repubblica». In ogni caso dall'Udc fanno sapere che andranno avanti anzi c'è chi tira un sospiro di sollievo. Il timore è che il premier potrebbe chiedere una scrematura delle liste chiudendo la porta ad alcuni. Intanto continuano ad arrivare sollecitazioni dall'estero per un Monti bis. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ieri è stato molto esplicito. «Sono sicuro che gli italiani ricordano quale era la situazione prima dell'arrivo di Monti e i risultati che sono stati raggiunti in seguito».

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