Le prime concrete avvisaglie che Monti potrebbe fare un passo indietro rinunciando alla candidatura, sono arrivate in mattinata.
Comeil segnale che un meccanismo si è messo in moto. Poi a metà pomeriggio sono arrivate le dichiarazioni del ministro Riccardi che in questi giorni ha fatto quasi da portavoce di Monti anticipando le sue linee guida. All'ottimismo di ieri è subentrata la cautela. Riccardi per la prima volta ha preso in considerazione l'ipotesi che Monti possa decidere di non scendere in campo e ha chiamato a raccolta i centristi vicini al premier. «Se Monti si farà da parte faremo anche noi una riflessione rapida e prenderemo la nostra decisione» ha detto laconico mentre il suo cellulare era preso d'assalto da quanti cominciano a sentirsi orfani del progetto Monti. Altro segnale: il premier durante il Consiglio dei ministri ha ribadito ai colleghi di governo che è in riflessione. Una indecisione sospetta a poche ore dalla conferenza stampa di fine anno, fissata per oggi alle 11, nella quale Monti dovrebbe far chiarezza sul suo futuro. Così in serata si sono intensificati i rumors che il premier punterebbe, su sollecitazione di Napolitano, al Quirinale. Uno scenario che ha mandato in fibrillazione i centristi. nell'Udc ma soprattutto dentro Fli si è scatenato il panico. La macchina da guerra messa in piedi con certosina preparazione, si sta sgonfiando. Senza un candidato premier l'Udc ma soprattutto Fli rischiano grosso. Monti secondo i sondaggi vale un buon 6% di voti in più. L'Udc può anche sopravvivere da solo o magari recuperare un'alleanza in corner con il Pd ma per il partito di Fini potrebbe essere davvero una Caporetto. Nel movimento di Montezemolo c'è chi già parla di un rompete le righe. Il presidente della Ferrari ha già confidato ai suoi più stretti collaboratori che senza Monti anche lui farebbe un passo indietro. Un programma, un memorandum senza il premier avrebbe poco senso. Tremano anche i pidiellini che si sono smarcati da Berlusconi in modo più o meno esplicito: da Frattini a Formigoni, da Cazzola a Quagliariello, a Mauro. Sarà difficile tornare sotto l'ala del Cav. Ma il passo indietro lascerebbe l'amaro in bocca soprattutto al mondo cattolico che ha abbracciato il progetto di un Monti bis e dovrà vedersela con un Pd vendolanizzato, come indicano i pronistici.