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La Lombardia è un tassello importante nella strategia per il voto che si sta preparando a giocare Berlusconi.

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Maa rovinare i piani del Cavaliere c'è Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano per due mandati – dal 1997 al 2006 – attuale europarlamentare del Pdl, personaggio tutto d'un pezzo che Indro Montanelli, in uno dei suoi ultimi articoli, definiva così: «Quest'uomo dall'apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un'ingenuità quasi fanciullesca - ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? - è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega». E quanto sia testardo Berlusconi lo ha provato sulla sua pelle. Ieri, infatti, Albertini, in mancanza di un candidato del Pdl, ha annunciato di essere in corsa per la presidenza della Regione Lombardia alla guida di una lista di moderati. Una scelta sul tavolo da tempo ma che ora, con i crismi dell'ufficialità, ha definitivamente scompaginato i piani del Cavaliere che invece sta cercando un accordo con la Lega. Ma il Carroccio con l'ex sindaco non vuole assolutamente allearsi perché non ha intenzione cedere sul nome di Roberto Maroni, in corsa per fare il Governatore. Ieri, in una sorta di promoveatur ut amoveatur, il Cavaliere ha offerto ad Albertini la candidatura a capolista del Pdl a palazzo Madama. Ricevendo un cortese ma fermo «no grazie». Anzi, Albertini, in una conferenza stampa, ha rilanciato, spiegando che – dati alla mano di una rilevazione – è appena dietro il candidato del centrosinistra, Umberto Ambrosoli, ma davanti al segretario leghista: «In Lombardia partiamo da un 25% come indicato da un sondaggio su duemila persone. Maroni è terzo con il suo voto di appartenenza e quindi è già fuori dal gioco». «Siamo secondi – ha aggiunto – con una buona possibilità di di arrivare primi perché è appena cominciata la campagna elettorale e l'ottimo Ambrosoli ha un voto di schieramento. Noi abbiamo il voto di opinione». Parole che sono precipitate sul Pdl come macigni. Berlusconi, infatti, vorrebbe un ticket Maroni-Gelmini per ottenere l'alleanza della Lega e vincere in Lombardia. Accordo poi da esportare su base nazionale. Ma la presenza di Albertini blocca qualsiasi possibilità. E in più quello che irrita Berlusconi è che sull'ex sindaco hanno «virato» Roberto Formigoni e l'europarlamentare Mario Mauro, due dei «montiani» del Pdl. Quest'ultimo, ieri, si è anche lasciato andare a una battuta velenosetta assai rispondendo a chi gli chiedeva se il sostegno non era il segnale di una rottura con il Popolo della Libertà: «Non mi risulta che ci siano decisioni del mio partito che ostano alla candidatura di Gabriele Albertini alla Regione, né altre che indichino in qualcun'altro il candidato del Pdl». La reazione più stizzita è arrivata da Maria Stella Gelmini: «Albertini ha fatto fin dall'inizio corsa a sè, tra l'altro senza preoccuparsi del fatto che provocando la divisione del centrodestra avrebbe offerto un colpevole aiuto alla sinistra. Ora il tempo è scaduto e il nostro obiettivo è vincere: con Berlusconi in campo a livello nazionale e con Maroni in Lombardia». Gelida anche la replica del coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani: «Si tratta di una candidatura del tutto personale in uno schieramento centrista che in Lombardia mi pare abbia tra il due e il tre per cento».

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