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«Il governo e le istituzioni ci sono sempre stati vicino fin dal primo momento.

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Lastampa è ancora off limits per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ma, in collegamento con il Centro operativo interforze, i due marò trattenuti in India da 10 mesi con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati hanno potuto commentare la notizia dell'autorizzazione a trascorrere le feste natalizie in Italia e ringraziare il presidente della Repubblica e le istituzioni. «Siamo felici e onorati - ha detto Latorre rivolgendosi al capo dello Stato - di fare la sua conoscenza. Per noi questo è un giorno importante. Ringraziamo il governo e le istituzioni per essere stati con noi fin dal primo momento». «Oggi per noi - gli ha fatto eco Girone - è un giorno di gioia. Vogliamo ringraziare il capo dello Stato, il governo, le istituzioni, ma un ringraziamento particolare va ai ministri Terzi e Di Paola». E Napolitano, che si è commosso, ha espresso il desiderio di incontrare i due militari italiani al Quirinale prima di ribadire che «noi rispetteremo ogni impegno, l'India faccia altrettanto». «Voi - ha detto Napolitano ai due militari - non eravate certo nell'Oceano Indiano per una gita turistica ma per difendere la navigazione dalle incursioni della pirateria. Avete messo a rischio le vostre vite e avete fatto il vostro dovere. L'obiettivo resta sempre quello di portare a livello zero la pirateria». La notizia era attesa ma visti i precedenti, i dubbi rimanevano. Ieri mattina, finalmente, l'Alta Corte del Kerala ha accolto la richiesta di Girone e Latorre e gli ha concesso un permesso speciale di 15 giorni per tornare in Italia, con l'obbligo di rientrare entro il 10 gennaio nello Stato del Kollam. Lì dovranno attendere la sentenza della Corte suprema di New Delhi sulla giurisdizione del loro caso, contesa tra India e Italia. Come garanzia del loro ritorno in India, il giudice ha disposto il deposito di una cauzione di 60mila rupie, pari a 828.000 euro. Inoltre i due militari dovranno fornire alla polizia di Kochi i loro indirizzi, telefoni cellulari e i dettagli dei loro spostamenti durante la permanenza in Italia. Incassato questo prima via libera dei giudici, la diplomazia italiana è al lavoro per farli partire al più presto. «Ce la metteremo tutta per farli rientrare nel fine settimana» assicurano fonti italiane. In effetti, ci sono diversi adempimenti da ottemperare, a cominciare da quello di questa mattina: riottenere i passaporti e il visto d'uscita dal tribunale di Kollam. L'arrivo dei due marò in Italia, una volta sistemate le questioni burocratiche, è atteso per sabato o al più tardi per domenica a Ciampino. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi ha dato l'annuncio ufficiale della concessione del permesso a margine della IX Conferenza degli ambasciatori e ha parlato di «grande sollievo», sottolineando come la decisione dia «prova della sensibilità indiana per i valori più sentiti del popolo italiano». Dal canto suo, il ministro della Difesa Di Paola, che domenica aveva incontrato i marò in India, si dice «fiducioso che la Corte Suprema di New Delhi, alla riapertura dopo le feste, sappia concedere la giurisdizione sul caso all'Italia; ed in tal modo, riconoscere le regole del diritto internazionale. È nostra speranza che sia garantito il nostro giusto diritto. Ci aspettiamo che la Corte Suprema indiana onori il suo impegno verso la giustizia». Il padre di Salvatore Girone, Michele, che ha sempre mantenuto una linea di riserbo sulla complessa vicenda che ha visto coinvolto il figlio, dopo l'autorizzazione dei giudici al rientro in Italia per Natale, non trattiene l'esultanza: «Siamo con l'animo in gioia e in festa, e non vediamo l'ora di gioire con il nostro ragazzo» ha detto al telefono dalla sua casa pugliese. «È una bella notizia, mi fa piacere per i figli minorenni che non vedono il padre da quasi un anno» ha commentato l'avvocato Paolo D'Arcangelo, legale della famiglia di Rosalba Ancona, moglie di Massimiliano Latorre. L'avvocato sottolinea che «è una decisione confortante e un buon segnale. Un nuovo rinvio o una decisione negativa avrebbe fatto pensare a un atteggiamento precostituito. Così invece significa che l'istruttoria svolta ha insinuato nei giudici un ragionevole dubbio».

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