Monti stringe i tempi per la lista dei «centrini»
i.Per la fine della Seconda Repubblica, invece, si potrebbe dover aspettare qualche giorno in più. L'annuncio del destino politico di Mario Monti, inizialmente previsto proprio per il discorso di fine anno che il premier avrebbe dovuto tenere domani, è infatti slittato a sabato o domenica, complice il percorso travagliato che la Legge di Stabilità sta affrontando in Parlamento. Ma sulle intenzioni del presidente del Consiglio ormai non nutre dubbi più nessuno: Monti scenderà in campo in prima persona alle prossime elezioni e sarà a capo di una forza centrista con una profonda connotazione cattolica. A confermare le voci che ormai si rincorrono ininterrottamente da settimane è stata la brusca accelerazione imposta ieri al progetto. Nella prima mattinata, infatti, sono arrivati a Palazzo Chigi il promotore del manifesto Verso la Terza Repubblica Luca Cordero di Montezemolo, il ministro Andrea Riccardi, il leader e il segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa. Argomento sul tavolo dell'incontro, neanche a dirlo, l'impegno di Monti a capo di una federazione di liste che, oltre ai movimenti rappresentati dai presenti al vertice, dovrebbe comprendere anche Fli di Gianfranco Fini e una sigla che riunirebbe i transfughi montiani del Pdl, da Frattini a Mauro fino a Quagliariello. E che dal premier sia arrivato un responso definitivo ai suoi interlocutori lo ha confermato proprio Pier Ferdinando Casini: «Monti non è secondo me indeciso, in cuor suo non so quale ma una decisione l'ha già presa. Monti rispetta le regole e aspetta giustamente lo scioglimento delle Camere». Chi non aspetta sono invece i suoi «sodali». Mentre ItaliaFutura di Montezemolo avviava la raccolta firme per la presentazione della sua lista, Andrea Olivero, presidente delle Acli, annunciava il suo addio alla carica per «prendermi il rischio dell'impegno in politica». Di fatto, si tratta della conferma che per il progetto centrista si è spesa e si spenderà anche la Chiesa. E non è un caso se, nel pomeriggio, il ministro Andrea Riccardi, alla presentazione del libro di Bruno Vesta Il Palazzo e la piazza, abbia rievocato l'importanza storica della Dc: «A differenza di quanto fatto da Berlusconi - ha detto il ministro per la Cooperazione - la Democrazia Cristiana fece da contraltare alla sinistra ma ponendosi al centro dello schieramento politico, come pilastro del sistema. Non a caso veniva definito il partito della nazione». Non è stata l'unica frecciata al Cavaliere, definito «non così montiano se ha fatto cadere il governo» e poi attaccato duramente quando Riccardi ha detto che «l'era di Berlusconi si è definitivamente conclusa». Una distinzione che non colloca però la lista centrista vicina al Pd: «La nostra intenzione non è certo quella di correre per dare un aiutino alla sinistra». Salvo specificare che «certo, se poi Bersani decidesse di fare un governo della nazione... ma non credo che questo accadrà». Riccardi ha confermato che Monti scioglierà le ultime riserve tra sabato e domenica e, pur senza svelare la decisione del premier, ha detto che nel discorso saranno tracciate «le linee programmatiche che l'Italia dovrà seguire per uscire dalla crisi». Restano a questo punto solo pochi aspetti da chiarire. Il primo riguarda proprio il presidente del Consiglio, il cui nome dovrebbe comparire sulla scheda elettorale come leader della coalizione ma non nelle liste degli aspiranti parlamentari, essendo Monti già senatore a vita. Una circostanza inedita nella vita repubblicana del Paese. Il secondo aspetto riguarda le forze che lo sosterranno. Montezemolo, Olivero e Riccardi preferirebbero quattro liste diverse federate insieme, in modo da non «compromettersi» con personaggi già in politica da molto tempo. Casini e Fini, invece, spingono per il listone unico, il famoso «Partito della nazione» o «Lista per Monti» che sia. Ieri il leader dell'Udc è tornato in pressing sulla questione ma una decisione definitiva non è ancora stata presa. Ma l'alta soglia di sbarramento al Senato farebbe propendere tutti per l'ipotesi «unitaria».