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Montezemolo in pista: il pilota è Monti

Luca Cordero di Montezemolo, presidente della fondazione ItaliaFutura, ospite di

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La lista per Monti firmata Montezemolo è pronta, ora davvero manca solo che il premier sciolga la riserva. Con una affollata kermesse, un impianto scenografico di grande effetto negli Studios sulla Tiburtina a Roma, ieri Luca di Montezemolo ha presentato il manifesto «Verso la Terza Repubblica», con l'obiettivo di «dare fondamento elettorale al percorso iniziato dal governo Monti». La «cordata», come l'ha definita Dellai nel suo intervento, è pronta, «ora manca il capocordata». In sala ad ascoltare quello che a tutti gli effetti è un programma elettorale, con tanto di proposte circostanziate, c'erano gran parte dei vertici della Confindustria e delle associazioni industriali territoriali, Bonanni della Cisl, le Acli, qualche politico come Castagnetti, Adornato, Lanzillotta, Gentiloni, Della Vedova e il mondo delle piccole e medie imprese e delle professioni. Una platea composta che ha ascoltato attentamente calibrando gli applausi, il discorso di Montezemolo, oltre quaranta minuti di filato. «Ricostruzione» è la parola chiave del discorso di Montezemolo che si fa precedere da un lungo affresco tratteggiato dallo scrittore Edoardo Nesi sulle eccellenze italiane, una carrellata degli esempi più rappresentativi del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese, rappresentati scenograficamente sui due mega schermi dietro al palco. Quando Montezemolo prende la parola la platea è già carica e lo accoglie con un lungo applauso. «Scendiamo in campo per la ricostruzione del Paese perché quello che ha lasciato la Secondo Repubblica sono macerie», tuona Montezemolo e mette subito in chiaro, alla platea che pende dalle sue labbra, che non intende candidarsi. Nè, precisa, «chiediamo a Monti di prendere la leadership, perché questo ptregiudicherebbe il suo lavoro e questo non ce lo possiamo permettere» ma «vogliamo dare base elettorale al percorso da lui iniziato perché siamo convinti che l'Italia non è condannata al declino». Ai partiti manda a dire che «mai più firmeremo deleghe in bianco alla politica»; il che vuol dire che «mai più - avverte - accetteremo di vedere l'Italia derisa e disonorata e mai più proveremo l'umiliazione di essere commissariati o di essere l'anello debole in Europa o nel Mondo». E strappa un caloroso applauso quando dice che «mai più deve accadere di provare vergogna di essere italiani come è accaduto negli ultimi vent'anni». È quindi necessario ricostruire il Paese e «Monti può farlo meglio di chiunque altro». E ricostruire vuol dire «scendere dalla tribuna e tornare a giocare d'attacco e vincere» ma significa anche evitare «il riformarsi di alleanze che contengono tutto e il contrario di tutto» o una «riedizione di quei governi in cui i ministri scendevano in piazza contro i provvedimenti varati dal loro governo». Montezemolo mette in guardia dal rischio, «se non ci sarà un'offerta politica nuova, che alla guida del Paese arrivi uno schieramento eterogeneo e confuso». Bisogna evitare «gattopardismi». La critica ai partiti non significa chiusura totale. Le porte del movimento, dice Montezemolo, «sono aperte a quelle forze sane e responsabili che condividono i nostri valori». E questi sono il recupero dell'eticità della politica, ristabilire la convinzione che chi «evade è un ladro come chi sperpera i soldi pubblici», considerare «intollerabile un aumento della pressione fiscale». Parla di ««patrimoniale sullo Stato, l'unica ammessa» e di «riequilibrio del rapporto tra Stato e cittadini e chiede una spending review più incisiva «perché i contribuenti onesti vogliono sapere dove vanno a finire i soldi delle tasse». Spetta al ministro Riccardi, dal palco, raccogliere il messaggio di Montezemolo. «Dovevamo essere una perentesi come governo ma pare che siamo stati un inizio» afferma lasciando intendere che un Monti bis si può fare. «Sarebbe un errore interrompere il dialogo di fiducia tra Monti e l'Europa ela comunità internazionale anche perché la crisi continua».

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