Bersani offre una zattera ai «vecchi»
Dieci dei «soliti noti» ottengono la deroga per potersi candidare alle primarie. Tra gli sfidanti non ci sarà chi ha i voti sul territorio
Unpo' a sorpresa perché era stato lui, nel primo numero della propria newsletter dopo la sconfitta delle primarie inviato ieri mattina, a spiegare: «La responsabilità di valorizzare i nostri temi e le persone che possono rappresentarli adesso è passata nelle mani dei vincitori delle primarie, se lo riterranno utile e opportuno. Adesso tocca a chi ha vinto, non a noi». Insomma, se Pier Luigi Bersani ci chiede una mano siamo disponibili, altrimenti resteremo a casa. La chiamata, evidentemente, è arrivata. E alla fine, lasciando la sede del Pd, il sindaco si è detto soddisfatto per la scelta di affidare ai cittadini il compito di scegliere i propri candidati. Ma la sua soddisfazione è legata, evidentemente, anche ad un altro elemento. Infatti, nonostante i timori della vigilia, Bersani è riuscito nell'operazione di definire delle regole che, in maniere «dolce», produrranno la «rottamazione» auspicata da Renzi. Solo 10 parlamentari con più di tre legislature (15 anni) alle spalle hanno ottenuto la deroga per candidarsi. Si tratta di: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Franco Marini, Gianclaudio Bressa, Cesare Marini, Mariapia Garavaglia, Angelo Agostini, Giorgio Merlo e Giuseppe Lumia. Il voto in direzione è stato fatto «in blocco» ed è passato con tre astenuti e tre contrari. Tutti e 10, però, dovranno guadagnarsi il posto in lista passando attraverso le primarie. La loro fortuna è che non troveranno a sfidarli, salvo deroga concessa dal partito, europarlamentari, sindaci di città superiori a 5mila abitanti, assessori e consiglieri regionali. Cioè tutti quelli che, vista la carica, potrebbero contare su un pacchetto di preferenze proprie. Insomma, difficilmente Bindi o Fioroni rimarranno fuori dalle liste. Non passeranno dalle primarie, invece, coloro che entreranno nella «quota» del 10% (una cinquantina di nomi) scelta direttamente da Bersani. Un listino di nomi «eccellenti» cui si aggiungeranno i 47 capilista, tra Camera e Senato, anch'essi scelti dal segretario. E alla fine, quindi, Bersani potrebbe trovarsi a contare su un gruppo di un centinaio di «fedelissimi». Secondo il regolamento approvato, i parlamentari uscenti potranno partecipare senza raccogliere le firme mentre gli altri dovranno raccogliere firme pari al 5% degli iscritti su base provinciale o essere scelti nella rosa a disposizione delle direzioni provinciali riservata a personalità della società civile. È inoltre prevista la doppia preferenza uomo/donna con l'obbligo di garantire almeno il 33 per cento della presenza femminile nelle liste. L'elettorato attivo sarà composto dagli iscritti del Pd fino al 2011 e dai votanti delle primarie del 25 novembre che dichiarino di essere del Pd. Ieri, intanto, Bersani ha incontrato per circa mezz'ora Mario Monti. «Il presidente - ha detto il leader Pd lasciando Palazzo Chigi - è ancora in fase di valutazione, deciderà lui quello che vorrà dire. La nostra opinione? a noi va bene qualsiasi decisione». L'impressione è che ormai le strade Pier Luigi e Mario siano due avversari.Nic. Imb.