Avanti con Monti Ma anche col Cav
IlPdl del cantiere di «Italia Popolare», che si è riunito ieri mattina a Roma, si è offerto come base elettorale per il premier sperando che accetti di candidarsi. Tenendo però ancora come punto di riferimento il Cavaliere. Che dovrà essere tenuto dentro il nuovo progetto di un'alleanza di tutti i moderati. Una linea che non sembra essere piaciuta granché alla «pancia» romana del movimento, composta per grandissima parte da ex An, e che ieri ha riempito la sala del teatro Olimpico. E che è arrivata anche a dare segni di insofferenza con qualche fischio proprio quando in sala è stato letto il messaggio che Berlusconi ha inviato agli organizzatori. «Questa lettera non ci fa bene – ha commentato un deputato romano – Berlusconi vuole stare con tutti e questo alla fine potrebbe far scappare Monti». È la destra romana, quella che si agita di più per costruire un nuovo partito e che con il Cavaliere vorrebbe avere ormai poco a che fare. Opposta invece alla parte che – anche all'interno di Italia Popolare che comunque ha riunito quasi tutti i vertici del Pdl – vuole mantenere una porta aperta con l'ex premier. Una sottile linea di divisione che si è vista anche negli interventi dal palco. Per Gianni Alemanno, Barbara Saltamartini, Roberta Angelilli, il punto di riferimento deve essere Angelino Alfano, il segretario che dopo qualche incertezza ha accettato di partecipare alla convention. L'europarlamentare ha strappato applausi proprio rilanciando la necessità di andare verso un nuovo partito: «Io non ci sto allo spacchettamento tra ex An e ex FI, io guardo verso il futuro. E Italia Popolare può diventare un'onda d'urto come avvenne nel '94». Con loro anche Roberto Formigoni, che con Berlusconi ha ormai interrotto i rapporti e che si è schierato decisamente con il segretario: «Dobbiamo portar avanti con coraggio il cammino intrapreso che significa portare avanti la leadership di Angelino Alfano e gli diciamo che da lui vogliamo che con coraggio e senza voltarsi indietro sia il nostro leader». Più cauti i berlusconiani storici, come Maurizio Lupi, che con il Cavaliere non se la sentono di rompere: «Non vogliamo far nascere un nuovo partito, ma un partito nuovo. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia, e del leader che ne ha fatto la storia. Questo leader ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi». Ma se il Professore ha la capacità di riunire tutta l'area non di sinistra, è l'appello, allora faccia un passo avanti: «Finiamola con la vecchia politica, di tattica si muore. Monti ha una grande opportunità, non dividere, ma unire tutti i moderati». Un ragionamento poi ripreso anche da Angelino Alfano, arrivato al teatro Olimpico a metà manifestazione, appena lo speaker aveva finito di leggere la lettera nella quale Berlusconi ha rilanciato l'unità del Pdl: «Se Monti accettasse l'invito che più volte gli ho rivolto non sprecheremo certo un'occasione storica. Ma se ciò non dovesse essere possibile, soltanto da noi potrà provenire la forza necessaria per contrastare e battere la sinistra di Bersani e Vendola». Una linea che il segretario ha sposato completamente: «Sarebbe una follia dividersi e chi ha sperato e auspicato scissioni resterà davvero deluso. Siamo qui a rilanciare il Pdl, che ha un candidato premier che è Silvio Berlusconi». Un avvertimento che Alfano ha lanciato anche a Roberto Maroni, con il quale è comunque aperta una trattativa per offrirgli la presidenza della Lombardia in ticket con Maria Stella Gelmini: «Non ci facciamo imporre il candidato premier dalla Lega. Deve scegliere con chi allearsi». Altrettanto chiaro il messaggio mandato all'Udc: decida da che parte vuole stare. «Gli avversari della famiglia popolare europea stanno tutti a sinistra – è il ragionamento del segretario – Non è normale per i Popolari europei fare governi con la sinistra. Si è Popolari europei anche per quanto riguarda il sistema delle alleanze». Poi l'avvertimento: «Noi vogliamo vincere, non fare un centrino». Infine una promessa per quando il partito dovrà fare le liste, uno dei passaggi più applauditi: no al malaffare e al carrierismo, no al prevalere degli interessi personali. «Chi ruba vada a casa, chi interpreta la politica come arricchimento personale vada a casa, chi pensa di fare politica per fare carriera vada a casa. E se qualcuno si ripara dietro la persecuzione giudiziaria subita da Silvio Berlusconi per fare ingoiare di tutto al nostro partito anche lui deve andare a casa». «Saremo davvero credibili – è la conclusione – se faremo correre i nostri valori sulle gambe di uomini degni». Andrea Augello, a manifestazione conclusa traccia un bilancio. Cercando di fare il pontiere tra le due sponde. «Noi oggi abbiamo offerto una grande occasione a Monti. Sta a lui decidere se accettare o meno. E su questo siamo tutti d'accordo. Ma abbiamo anche fatto qualcosa di nuovo, perché fino a oggi queste discussioni avvenivano solo a palazzo Grazioli. E se Monti non si candiderà ha ragione Alfano, il nostro candidato premier dovrà essere Berlusconi».