Atene in ritardo per ridurre il debito e Cipro a rischio insolvenza
Loha comunicato l'Unione europea nella relazione trimestrale della sua task force che sta aiutando Atene nel risanamento dei conti pubblici. A due mesi dalla fine del 2012 le entrate sono ancora di 1 miliardo di euro inferiori al target di recupero fissato a quota 2 miliardi. L'Ue ha riferito che Atene ha finora svolto solo 88 verifiche su grandi contribuenti, contro le 300 che avrebbe dovuto portare a termine nel 2012, e 467 su contribuenti ad altro reddito, rispetto all'impegno di 1.300 controlli. Tuttavia, il vicepresidente della Commissione Ue e commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha dichiarato che nel complesso la Grecia sta affrontando il problema «con determinazione e volontà». Secondo il rapporto sul programma di aggiustamento greco la tassazione rimane una questione particolarmente difficile da affrontare. «L'amministrazione del fisco greco - si legge nel documento - sta fallendo gli obiettivi e non è ben posizionata per soddisfare gli indicatori previsti per il 2012». Tuttavia il rapporto insiste sul fatto che il primo ministro greco, Antonis Samaras, è fortemente impegnato in una riforma complessiva del sistema fiscale. La scorsa settimana il governo ha proposto un regime semplificato secondo il quale chi ha un reddito superiori ai 42 mila euro annui sarà tassato con un'aliquota al nuovo massimo del 42%. La riforma andrebbe a sostituire il precedente tetto del prelievo fiscale, fissato al 45% sui redditi al di sopra dei 100 mila euro. Attulmente ci sono otto aliquote fiscali comprese tra il 18% e il 45%, che la riforma sostituirebbe con tre sole aliquote al 22%, 32% e 45%. Ma non c'è solo la Grecia. Cipro è a rischio insolvenza. Rischia di non onorare il rimborso dei prestiti dovuti a dicembre, se non sarà trovato un accordo su un piano di salvataggio con la troika. È quanto ha indicato un responsabile governativo. «Se nei prossimi giorni lo stato non ottiene da 250 a 300 milioni di euro, allora cesserà di onorare i pagamenti», ha detto Christos Patsalides, un dirigente del ministero delle Finanze, davanti a un comitato parlamentare. Secondo Patsalides, il governo cipriota non dispone di un piano alternativo in caso di fallimento delle trattative per un piano di salvataggio con la troika. Il governo, alle prese con pesanti difficoltà finanziarie, sta tentando di attingere dai fondi pensionistici e previdenziali di organismi semi-statali, considerandola la sola opzione per avere prestiti a breve termine. Patsalides ha precisato che il governo ha bisogno di 420 milioni di euro per fare fronte ai bisogni immediati e che 170 milioni sono già stati ottenuti da «fonti esterne».