La partita quasi vinta di Gianni Alemanno
GianniAlemanno, tessitore del nuovo centrodestra, ha incassato ieri il "tutto esaurito" al Teatro Olimpico. Un progetto, quello di «Italia Popolare», ovvero di un rilancio politico e programmatico del Pdl, al quale il sindaco di Roma sta lavorando da tempo. Non a caso è stato il primo esponente pidiellino a parlare di "azzeramento" all'indomani del «caso Fiorito» e dello scandalo della gestione dei fondi dei gruppi consiliari alla Regione Lazio. Un discorso, quello tenuto ieri, che non ha risparmiato critiche e che ha tracciato la linea da seguire. «I valori del popolarismo europeo sono i valori della maggioranza degli italiani. Ma nonostante questo non ci siamo, non ci siamo stati. La proposta politica del PdL non è adeguata - ha detto Alemanno -. Tarda un rinnovamento. Oggi doveva essere il giorno delle primarie e non lo è stato: questo non va bene. Abbiamo subito alleanze ingombranti, ad iniziare dalla Lega che ha insultato l'unità nazionale. Dobbiamo manifestare una nuova intransigenza e dare vita a un profondo rinnovamento. Non possiamo più accettare altri insulti a Roma, la capitale d'Italia». Non parla mai di Berlusconi come candidato premier, anzi sottolinea il ruolo di Angelino Alfano come leader, indicando lui come candidato premier nel caso in cui Monti decidesse diversamente, e precisa la linea sul presidente del Consiglio: «Non dobbiamo rinnegare l'esperienza del governo Monti, che è stata una prova di responsabilità. Ora dobbiamo costruire un'area politica. L'obiettivo è stare tutti insieme affinché la sinistra non passi. Affidiamo ad Alfano il compito di rinnovare il Popolo della Libertà, ma affidiamo ad ognuno di noi la responsabilità di costruire il grande futuro di un'Italia Popolare». Un futuro da affrontare nell'unità. Per questo parla della manifestazione in contemporanea di un'altra parte del Pdl, quella della Meloni e Crosetto. «Il Pdl si deve riformare e deve essere unito. Le scissioni non servono a niente se non a indebolire il centrodestra. Solo un Pdl unito, riformato, moderno, può trainare verso il futuro». Una sfida decisiva questa, per il centrodestra e per Alemanno stesso. Il sindaco è intenzionato a non candidarsi se non per il secondo mandato in Campidoglio. Una scelta coraggiosa che al momento non prevede paracadute. Per correre nuovamente a Roma con l'ambizione di fare il bis pone una conditio sine qua non: avere alle spalle un partito unito e forte.