Bersani vuole alzare la coppa a Berlino
Soloche stavolta non ci sarà capitan Fabio Cannavaro ad alzare la Coppa del Mondo. Né Fabio Grosso con la sua corsa dinoccolata e lo sguardo incredulo. Stavolta a festeggiare sotto il cielo di Berlino ci sarà Pier Luigi Bersani. Che per età e carattere ricorda più il Gianni Rivera del 1970 (Italia-Germania 4-3). E che, c'è da giurarci, non avrà sugli italiani lo stesso effetto dell'urlo di Marco Tardelli nell'82, né della doppietta di Mario Balotelli agli Europei dello scorso giugno. Venerdì era stata Tiziana Ragni, curatrice del sito del Pd, ad aprire l'homepage con le foto dei quattro successi calcistici italiani contro gli «odiati» tedeschi. In bianco su sfondo rosso una domanda: «sarà ancora Italia-Germania?» Un modo diplomatico per inviare un messaggio chiaro ad Angela Merkel. Il tentativo della Cancelliera e del Ppe di tirare la volata a Mario Monti non è piaciuto ai Democratici. Ma nessun problema: dopo Rivera, Tardelli, Grosso e Balotelli, ora tocca a Pier Luigi segnare il «gol» decisivo. E poi? La risposta l'ha data ieri il segretario, parlando a Roma durante la conferenza dei leader progressisti europei. Presenti, tra gli altri, il leader del Ps francese Harlem Desir e quello della Spd tedesca Sigmar Gabriel. Il quale ha invitato tutti a ripetere l'appuntamento il prossimo anno, a Berlino, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni del partito socialdemocratico tedesco. «Sarei felicissimo - ha risposto Bersani con un sorriso - di festeggiare un bel risultato italiano in Germania, sarebbe una grandissima soddisfazione. Mi piacerebbe venire a Berlino a festeggiare la mia vittoria...» Sottinteso: alla faccia della Merkel e di tutti quelli che sognano un Monti-bis. Il punto, però, è che nonostante l'ottimismo del diretto interessato, sono in molti, anche all'interno della «famiglia» dei progressisti europei, a pensare che la strada verso Palazzo Chigi si sia fatta decisamente in salita per Pier Luigi. Lui, non se ne cura e ostenta sicurezza: «Sono tranquillo, non c'è nessuno più tranquillo di me. Leggo sui giornali e sento parlare di panico. Da mesi ho espresso l'opinione che Monti possa essere più utile in una posizione di terzietà. Questa è un'opinione, poi Monti farà quel che riterrà di fare. Io e altri non abbiamo nessuna preoccupazione siamo tranquilli e aspettiamo ci siano decisioni e si esca da questa discussione un po' stucchevole». E se qualcuno gli fa presente che, con il Professore in campo, qualche democratico potrebbe decidere di lasciare il Pd per accasarsi altrove, risponde: «Ma chi vuoi che vada? Di cosa si sta parlando». Magari, insistono i giornalisti, chi è a rischio con le primarie per il Parlamento. «Quella - replica Bersani - è un'altra categoria, un altro film». In ogni caso, prosegue, «con Monti ci sentiamo spesso...più di quanto immaginiate...tra di noi c'è una grande amicizia». Nessun timore, quindi, men che meno di Silvio Berlusconi: «Non vincerà, punto e basta. L'abilità di Berlusconi è trovare spazio sulla stampa e anche quella estera non scherza». Poi un messaggio ai leader europei presenti, e assenti: «Segnalo con grande soddisfazione l'incoraggiamento che è venuto a me e a noi davanti a questa sfida elettorale. Questo incoraggiamento ci carica di una responsabilità ulteriore perché con una vittoria del Pd alle Politiche sarà possibile un cambiamento anche negli equilibri politici europei». «Visto che, sia nel locale che nel globale, si vince tutti insieme - insiste -, mi impegno a vincere per noi, ma anche per voi». Insomma se Monti intende sfruttare la spinta del Ppe per lanciarsi verso Palazzo Chigi, Bersani è pronto a rispondere con quella del Pse. Piccolo problema. Al momento le istituzioni europee e quelle tedesche, Stato leader all'interno della Ue, sono gestite da esponenti del popolarismo europeo. Sulla carta, quindi, Pier Luigi parte sfavorito. Chissà se riuscirà ad emulare Rivera, Tardelli, Grosso e Balotelli.