Seconda casa stangata in sei comuni su dieci
Seimunicipi su dieci hanno infatti sfruttato la possibilità di aumentare l'aliquota Imu sulla seconda abitazione. E la palma dei più golosi, quanto a incassi dai proprietari di beni immobili, spetta all'8% degli enti locali che hanno spinto la tassa fino al massimo consentito (10,6 per mille). Più rispetto è stato accordato ai proprietari della prima casa: solo il 28% dei Comuni ha ritoccato verso l'alto l'aliquota. Ma tra questi 257 centri (il 3,21% del totale) hanno optato per l'aliquota massima al 6 per mille. Inutile ormai inveire contro una tassa che di fatto svuoterà le tredicesime e porterà un Natale più sobrio del passato nelle famiglie italiane, ormai manca solo un giorno al pagamento del saldo fissato per domani. Sarà un'autentica batosta perché la nuova versione dell'Ici viene conteggiata sulla base imponibile imponibile rivalutata del 5% e poi del 60%, mentre gli sconti comunali sono stati fortmente ridimensionati. Sono pochissimi i Comuni che hanno utilizzato la leva delle detrazioni per andare incontro alle fasce pià disagiate della popolazione. È stata la Consulta nazionale dei Caf, i Centri di Assistenza Fiscale, a fare i conti e a mettere sotto la lente dell'Ufficio Studi le decisioni del 98,85% dei Comuni. Abitare in centri più piccoli conviene: oltre a godere di rendite di immobili generalmente meno elevate di quelle dei centri di grandi dimensioni, nei paesi più piccoli l'aumento dell'Imu, dall'aliquota di base applicata per l'acconto, è stato inferiore. Se invece si guarda alle aree geografiche i maggiori aumenti, soprattutto per le seconde case, sono stati registrati al Centro Italia. Ci sono tuttavia Comuni dove il saldo Imu sarà più leggero dell'acconto. Per le case di abitazione sono 562 Comuni (il 7,62% del totale), mentre per le seconde case sono 143 (1,78%). A pagare il conto più salato, alla fine, saranno soprattutto romani e torinesi che in alcuni casi vedranno addirittura raddoppiata se, se non quadruplicata, la prima rata al momento del saldo. E tra prime e seconda case dovranno versare fino a 3 mila euro. Questa la stima elaborata dall'ufficio politiche abitative della Cgil. Nella capitale, il Comune ha scelto di applicare le aliquote più alte, il 5 per mille sulla prima casa e il 10,6 per mille sulla seconda. Nel caso dell'abitazione principale, per un'abitazione media di 70 mq in zona semicentrale classificata al catasto come A2 (abitazione di tipo civile), chi ha versato 308 euro per la prima rata arriverà a pagarne 512 con il saldo per un totale di 819 euro. Peggio andrà per le abitazioni di tipo A3 (di tipo economico) per cui la seconda rata è praticamente raddoppiata rispetto alla prima: si passa da 204 a 355 euro per un totale di 559 euro. Per le seconde case il conto finale, compreso il saldo, sarà in media di 2.161 euro per un A2 e di 1.608 euro per un A3. Stesso discorso per napoletani e genovesi che dovranno fare i conti con l'aliquota massima del 5 per mille. Ad esempio un genovese che ha versato per un'abitazione A3, 56 euro per l'acconto, sborserà per il saldo 134 euro, con un incremento del 139%. E per le seconde case i genovesi arriveranno a pagare un totale Imu di 1.357 euro per un immobile A2 e di 828 euro per un A3. Non andrà tanto meglio ai torinesi: nel capoluogo piemontese l'aliquota sulla prima casa p stata portata allo 0,575%: chi ha versato 165 euro per un immobile di 70 mq in zona semicentrale di tipo A2 all'acconto vedrà più che raddoppiato il saldo (396 euro) per un conto totale di 561 euro. E per un A3 della stessa metratura la seconda rata aumenterà del 380% passando da 30 a 144 euro. Conto salato pure per i milanesi, anche se nel capoluogo lombardo è stata confermata l'aliquota allo 0,4% sulla prima casa con maggiorazioni per abitazioni di maggior pregio e riduzioni per abitazioni popolari. Quindi chi avrà versato 308 euro nel caso di un immobile categoria A2 si vedrà confermata la cifra in sede di saldo. Per le seconde case i milanesi arriveranno a pagare anche oltre 2mila euro.