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Non vogliono essere chiamati scissionist

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Perché«loro» sono il Pdl. Anzi, tutto il Pdl, ricompattato dall'investitura di Berlusconi nei confronti di Mario Monti, e con l'obiettivo di riunire l'area moderata. L'appuntamento è per domani al teatro Olimpico a Roma, dove sotto il titolo «Italia Popolare» si sono riunite una ventina di fondazioni del Pdl e con i nomi più importanti del partito, dal segretario Angelino Alfano al sindaco di Roma Gianni Alemanno, da Roberto Formigoni a Franco Frattini al senatore Andrea Augello. E proprio quest'ultimo è stato tra i più pazienti e attivi a raccogliere i vari fili che si stavano sciogliendo nel partito e a riunirli sotto un'unica manifestazione. «È vero che all'inizio la nostra poteva apparire come una riunione di ribelli, un po' eccentrica – racconta – Ma ora dopo il passo indietro di Berlusconi in favore di Monti questa è diventata la manifestazione che rappresenta tutto il partito. E nella quale una classe dirigente riempirà di contenuti politici la proposta fatta all'attuale premier». Visto quello che è successo in passato però c'è sempre il rischio che Berlusconi cambi di nuovo idea... «Ha ribadito le sue intenzioni prima in un dibattito pubblico e poi davanti ai leader europei. Io credo a quello». E comunque domani non ci sarà tutto il Pdl. Giorgia Meloni fa una convention alla stessa ora proprio a Roma e Ignazio La Russa ha già dato vita a un altro partito, Centrodestra nazionale. «Non ci saranno ma si sono fermati tutti in attesa di quello che succederà domenica. La manifestazione è servita proprio a fermare lo spacchettamento del partito e a dimostrare che intorno ad Alfano c'è la spinta di tante persone». I berlusconiani però restano scettici. «Non ne capisco il motivo dopo le parole del Cavaliere. Anzi, invito tutti a distendere i toni, Berlusconi è ancora vivo, non ha bisogno né di interpreti né di pasdaran. Un po' più di sobrietà non ci farebbe male». Casini e Montezemolo verranno con voi? «Penso di sì, a questo punto non ci sono più alibi per nessuno». E se Monti alla fine dovesse dirvi di no? «Andremo avanti lo stesso per costruire un'alleanza dei moderati con Alfano. Perché il candidato migliore. La decisione di Monti però non dipenderà solo da un calcolo astratto ma anche da quanto questa manifestazione riuscirà a preparargli il campo, a presentare un'agenda di lavoro». Che conterrà i punti sui quali ha lavorato l'attuale governo? «Dobbiamo andare avanti, costruire qualcosa di diverso. Il governo ha fatto una "battaglia" d'arresto di una situazione economica complicata. Ora occorre una fase due, bisogna lavorare al rilancio e alla crescita. Ma per fare questo Monti ha bisogno di una cultura omogenea intorno a sè, non un memorandum come immagina D'Alema». Già, l'ex presidente del Consiglio sta cercando di «sfilarvi» il Professore dicendo che sarebbe immorale candidarsi contro chi lo sostiene al governo... «Il ragionamento di D'Alema è molto più pericoloso. Chiede al Parlamento di approvare un documento su una serie di punti dettati da Monti che poi il prossimo governo dovrà rispettare. Impegnandosi, anche se non l'ha detto ufficialmente, a candidarlo al Quirinale, come garante di quell'agenda. D'Alema fa un ragionamento intelligente ma dimentica due cose: che il suo partito non è altrettanto intelligente, e che con un'alleanza che tiene dentro Vendola, Camusso e Bersani i voti per Monti al Quirinale evaporerebbero in poche votazioni. E poi uno come Fassina il giorno dopo la vittoria in Parlamento farebbe carta straccia di quel memorandum».

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