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Marchionne: «Lo spread conta»

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L'ad Fiat elogia il lavoro di Monti per portare i conti in pareggio Ora serve cominciare a rimettere soldi nelle tasche degli italiani

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Ilcapo del Lingotto ha sottolineato la necessità di continuare a concentrarsi sull'agenda Monti per preservare la credibilità del paese, elemento che ha «impatto anche sui nostri costi di finanziamento». Secondo Marchionne la capacità di accedere al mercato dei capitali da parte delle aziende è strettamente legata allo spread italiano. «Paghiamo per quello», ha aggiunto. Secondo il manager, in Italia bisogna eliminare «le condizioni di non competitività» presenti nel nostro paese. Questo significa anche sapere attrarre più investitori esteri. «Qui in America si guarda agli investimenti diretti esteri», ha puntualizzato spiegando che gli investitori esteri hanno paura della burocrazia italiana e di un sistema giudiziario che non conoscono. Secondo il manager bisogna ridurre le spese del governo e attuare una serie di riforme che non sono state attuate, come per esempio quelle parlamentari o quelle sull'accorpamento delle province. «Monti ha fatto un lavoro fenomenale per riportare la fiducia come risultato del lavoro che ha fatto sul lato fiscale» ha aggiunto Marchionne spiegando che «la parità di bilancio è importante». L'aumento dell'imposizione fiscale, ha proseguito il manager, è la mossa più immediata che andava fatta ma «adesso serve iniziare un processo di normalizzazione per ridurre il carico fiscale» sugli italiani. «Bisogna riportare soldi nelle mani degli italiani in modo da permettere loro di tornare a spendere. Se non si fa questo, si entra in un circolo vizioso di austerità» senza possibilità di crescita. Il manager è poi entrato sulle vicende aziendali. «Non ho mai espresso piani in termini di un aumento di capitale». Un intervento che si aggiunge alla smentita ufficiale delle indiscrezioni riportate dal Messaggero e dal Mattino su una possibile richiesta ai soci di mettere mano al portafoglio. «L'acquisto della quota del fondo Veba (che ha il 41,5% di Chrysler ndr) può avvenire attraverso altri mezzi», ha aggiunto. Marchionne ha fatto riferimento a un «impatto negativo sul titolo» definendo le voci solo «bizzarre speculazioni». Forse alludendo a un possibile intervento della Consob sulle oscillazioni del titolo che hanno toccato ieri il -6% per poi chiudere a -2%. «Abbiamo intenzione di utilizzare tutte le call option possibili da ora al 2016» ha aggiunto Marchionne. Dal luglio 2012 per il gruppo si è aperta la finestra per esercitare le relative opzioni call. «Speriamo che nel primo trimestre del 2013» arrivi l'esito del contenzioso legale aperto in Delaware per stabilire i parametri per il calcolo del valore del 3,32% su cui Fiat ha esercitato l'opzione call a luglio. È una «questione di prezzo» ha puntualizzato Marchionne. Intanto a novembre è stato registrato un nuovo calo del mercato dell'auto in Europa: nei 27 paesi Ue più quelli dell'Efta le immatricolazioni sono scese del 10,1% a 965.918 unità, contro 1.074.591 vetture registrate un anno fa. Nei primi undici mesi la flessione nel mercato Ue-27 pià Efta è stata del 7,2% a 11.690.109 mentre nell'Unione europea del 7,6% a 11.255.094 unità. Vendite in netto calo anche per il gruppo Fiat. Secondo i dati Acea il gruppo ha immatricolato 59.152 auto con un flessione del 12,8% sullo stesso mese del 2011. Lieve calo anche per la quota mercato che passa dal 6,3% al 6,1%. In 11 mesi le vendite sono scese del 15,6% a 747.956 nuove auto con una quota mercato passata dal 7% al 6,4%. Marchionne è però stato positivo: «Il mercato dell'auto dovrebbe riprendersi almeno in Italia dal 2013. Non sono così negativo, ma non nel primo trimestre. Dovremmo iniziare a vedere segni positivi già dal secondo».

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