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L'ultima carta del Cav «Mi ritiro se c'è Monti»

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«Però deve tenere insieme tutti i moderati» No a Dell'Utri in lista: «Mi spiace, non possiamo»

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Masolo se riuscirà a tenere insieme tutti i partiti di quest'area. Altrimenti resto in campo. E al momento lo sono. Silvio Berlusconi cala un'altra carta sul tavolo già abbastanza disordinato del centrodestra. Probabilmente, secondo chi lo conosce bene, per costruirsi una via di uscita proprio dalla candidatura a premier. Perché il no netto della Lega pronunciato da Maroni martedì sera a una coalizione con il Cav sulla scena politica ha lasciato il segno. Eccome. L'ex premier si è reso conto di trovarsi in una condizione difficilissima, con l'alleato più fedele che gli ha girato le spalle e con un pezzo – importante – del partito pronto a fare le valigie e ad annunciare domenica un nuovo movimento. Così ieri pomeriggio Berlusconi a Roma alla presentazione del libro di Bruno Vespa «Il palazzo e la piazza» ha «giocato» un continuo «stop and go», affermando e poi facendo mezzo passo indietro, un dire e non dire per poi tornare al punto di partenza: sono stati i miei che mi hanno chiesto di candidarmi e io sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di rimettere insieme l'area dei moderati. Anche a candidare Mario Monti, appunto. O a mettermi da parte se sarà Montezemolo a correre da premier. Però, ha ribadito quasi con rabbia quando Bruno Vespa ha tentato di fare un po' di chiarezza, io per ora sono in campo. Il dibattito si è svolto al residence Ripetta in una sala stracolma e con le prime file occupate quasi per intero dalle deputate berlusconiane, da Anna Maria Bernini a Stefania Prestigiacomo, da Alessandra Mussolini a Paola Pelino fino a Francesca Pascale e all'onnipresente Anna Maria Rossi, la deputata romana di Cinecittà che è ormai l'ombra del Cavaliere. Un gruppo agguerritissimo che si è sperticato in applausi. Tanto che Bruno Vespa è stato costretto, ironicamente, a intervenire perché «in difficoltà davanti a un clima così ostile». E a sua volta Berlusconi ha scherzato sull'accusa che gli è stata rivolta di cambiare idea in continuazione: «Che risposta vuole, quella di ieri sera, di stamattina, dell'ora di pranzo o di oggi pomeriggio?». La situazione, ha spiegato tornando serio, è che «l'area moderata è maggioranza in Italia ma se si divide fa vincere la sinistra». Ma, numeri alla mano, il Cavaliere alla possibilità di un successo ci crede ancora. «Nel 2008 abbiamo vinto con il 42% di consensi, oggi possiamo recuperarli. Perché non c'è nessuno di loro che non è disposto a rivotarci, sono solo in attesa nell'area dell'astensionismo». Per questo «io sono pronto a fare qualsiasi cosa. Se ci sarà la necessità di essere conduttore, regista, io sono disponibile». Anche per il centro. «Non credo che Monti accetti di diventare uomo di un partito. Ma ove decidesse di sì per lo schieramento moderato io non avrei alcuna obiezione a ritirarmi». La ferita aperta resta però il rapporto con il Carroccio. «La Lega – ha raccontato il Cavaliere – mi ha chiesto di fare il leader della coalizione». Quindi il candidato premier, è la domanda di Bruno Vespa. «No, potrebbe esser qualcun altro» è la risposta di Berlusconi all'incredulo direttore della Rai. «Né noi né la Lega abbiamo esaurito la discussione – prosegue il Cavaliere – abbiamo offerto a Maroni di essere il candidato per la Lombardia». «Però – è la minaccia – se non accettasse di unire i suoi voti ai nostri, faremmo immediatamente cadere le Giunte in Veneto e in Piemonte». Un attacco a muso duro che fa capire come stavolta Berlusconi si senta davvero in un vicolo cieco. Il nervosismo trapela nei nuovi attacchi contro la magistratura che lo perseguita da anni e che fa campagna elettorale «come la Boccassini che si è permessa di dire in un'udienza pubblica di non credere ai miei avvocati accusandoli di voler trascinare il processo verso le elezioni». E bollando come una sentenza «che è uno schifo inaccettabile per la democrazia» quella sull'evasione fiscale del gruppo Mediaset. Duro anche sul Pd: «Io non credo che le primarie che hanno fatto siano state veramente democratiche». Per la prima volta, però, il Cavaliere è stato costretto a cedere sulle candidature di persone condannate. Come Marcello Dell'Utri: «Non possiamo permetterci di inserirlo nelle liste, ci dispiace, ma non possiamo». La chiusura è per Angelino Alfano, al quale è pronto di nuovo ad offrire la candidatura a premier nel nome dei moderati: «È assolutamente possibile che sia lui, anche la Lega sarebbe d'accordo». Ma il segretario ormai è lontano, con la testa già a un altro partito.

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