L'Europa fa un passo verso l'unione bancaria
Ilsuggello politico all'intesa raggiunta dopo la lunga maratona in sede Ecofin è stato poi al centro del lungo summit tenuto nel pomeriggio a Bruxelles dai 27 capi di Stato europei. In pratica, dal marzo del 2014 le principali big del credito dell'eurozona (e dei Paesi fuori dalla moneta unica che aderiranno all'unione) verranno controllate e monitorate non più dalle autorità di vigilanza nazionali ma direttamente dalla Bce che avrà il potere di intervenire anche sugli istituti più piccoli ai primi segnali di difficoltà. Si tratta, nell'immediato, di circa 150 banche con asset per almeno 30 miliardi o comunque superiori a un quinto del Pil del loro paese. «È un primo grande passo per l'unione bancaria» ha dichiarato in conferenza stampa il commissario europeo al Mercato unico Michel Barnier. La trattativa è stata sofferta ma alla fine hanno vinto Francia e Germania: l'accordo, infatti, va bene sia a Berlino, che non voleva la creazione di distorsioni di potere in seno alla Bce. Ma va bene anche a Parigi, che voleva che la Bce fosse autonoma nella scelta delle banche da seguire. Sotto il cappello della Banca Centrale non finiranno le Landesbank tedesche, ma nemmeno le casse di risparmio francesi. Nel caso una banca sotto i 30 miliardi di euro di asset, ovvero controllata dall'organo di sorveglianza nazionale, metta a rischio la stabilità dell'eurozona, la Bce avrà i titoli per chiedere, con esecuzione immediata, di poterne visionare i documenti. Di certo è stata mantenuta la promessa fatta durante il Consiglio europeo di ottobre, in cui si era previsto un accordo entro il 2012. Restano, però, ancora aperte diverse questioni. A cominciare dalla possibilità di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo di salvataggio della zona euro (l'Esm). Secondo gli accordi Ue di giugno, tali poteri sarebbero dovuti diventare effettivi una volta messo a punto il meccanismo di supervisione bancaria. Paesi come Francia, Italia e Spagna spingono affinché si parta prima possibile su tale fronte, mentre la Germania frena, spaventata di doversi accollare gran parte dei costi per la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà in tutta la zona euro. Le risorse del fondo Esm sono limitate (700 miliardi complessivi) e le banche dell'eurozona nei prossimi mesi dovranno affrontare diverse sfide come l'introduzione degli standard contabili di Basilea III, volti a ridurre il rischio sistemico delle banche e garantire un maggiore assorbimento degli shock derivanti dalle turbolenze sui mercati. Le stesse banche dovranno fare i conti anche con le sofferenze bancarie che sono in aumento in tutta la zona euro, dai 200 miliardi della Germania ai circa 120 dell'Italia. Senza dimenticare i problemi sul fronte degli attivi e dell'indebitamento. Una contrazione che, come spiegava ancora la scorsa settimana Morgan Stanley, può costare alle banche europee fra i 1.500 e i 2.500 miliardi di euro. Quando nel 2014 finiranno le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine introdotte dalla Bce fra il dicembre 2011 e il febbraio di quest'anno, le banche resteranno a corto di liquidi e dovranno comunque supportare gli Stati durante le aste primarie di emissione di debito pubblico. Non solo. L'attuale organo di vigilanza, l'autorità banca europea (Eba), lavorerà insieme alla Bce su base sovranazionale ma sarà compito degli organismi nazionali (come Bankitalia) supervisionare tutti gli istituti di credito potenzialmente più deboli che spesso hanno precisi vincoli con gli Stati in cui si trovano. Non a caso nel documento finale, si parla di introduzione dell'accordo a partire dal 1 marzo 2014, ma si lasciano aperte le porte per un eventuale ritardo. Un ritardo che però potrebbe essere molto costoso dal punto di vista della reputazione dell'eurozona. La sorveglianza bancaria è il primo passo verso la piena unione bancaria, che allo stesso tempo è il primo passo per una maggiore integrazione europea. Una eventuale procrastinazione farebbe perdere la pazienza a troppi investitori. I prossimi step dell'unione bancaria - la creazione di un fondo per le banche in difficoltà e garanzie sui depositi coordinate per proteggere i risparmiatori - saranno oggetti di un confronto ancora più aspro. E non mancheranno nemmeno altri nodi politici e finanziari da sciogliere durante il prossimo anno. Dalle elezioni di primavera in Italia, al voto nella stessa Germania passando per il salvataggio della Spagna ancora in ballo, senza citare la situazione di Grecia, Portogallo e Irlanda. La priorità immediata è quella di mettere a punto una cornice legale per l'unione bancaria con il via libera del Parlamento europeo. Poi la Bce deve assumere lo staff competente e decidere come realizzare il suo compito. La strada, insomma, è ancora lunga.