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Il no alla candidatura di Marcello Dell'Utri, annunciato l'altroieri da Berlusconi, è stato un segnale, che hanno apprezzato anche gli esponenti più critici del Pdl.

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Dasettimane è cominciato un risiko di posizionamenti, cambiamenti di linea e di alleanze con la convinzione che alle prossime elezioni saranno in tanti a restare fuori dal Palazzo. Nell'ex primo partito del Paese si gioca una partita delicatissima. I fuoriusciti del Pdl (Bertolini, Stracquadanio e altri) che hanno fondato «Italia libera» si uniscono con i «Liberali per l'Italia» (che hanno lasciato via dell'Umilta e che sono vicini alle posizioni della fondazione di Luca Cordero di Montezemolo) e puntano a «portare» Monti alle elezioni. Ma si muovono anche le altre componenti del partito: le fondazioni di Alemanno (Nuova Italia), Cl (Rete Italia), Quagliariello (L'Occidentale), Augello (Capitani coraggiosi), Lupi (Costruiamo il futuro), Urso (Fare Italia), Cicchitto (Riformismo e libertà), Formigoni (Europa e civiltà) e Frattini (Fondazione De Gasperi) hanno promosso per domenica una manifestazione che si chiamerà «Italia popolare» e che diventerà un vero movimento. Tanto per mettere i paletti sulle principali scelte del Pdl. A partire dal chiaro riferimento al Partito popolare europeo. Ci sarà anche Angelino Alfano. Sempre domenica si svolgerà un'iniziativa organizzata da Giorgia Meloni e Guido Crosetto, in cui si chiederà discontinuità rispetto alle ultime decisioni di Berlusconi e candidature pulite. Dal canto loro Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa hanno promosso una formazione nuova, Centrodestra italiano. Il pressing sul Cavaliere è fortissimo. L'altroieri l'incontro con Alemanno: «È andata bene, ci siamo confrontati - ha detto il sindaco di Roma - È una persona di esperienza e sa anche lui che bisogna vincere, quindi bisogna lanciare delle candidature e delle proposte che siano vincenti». Il primo cittadino ha anche assicurato: «Credo sia molto importante cercare di aggregare le forze disponibili a ragionare sul piano del rigore e delle riforme per l'Italia, superando gli atteggiamenti conservatori tipici della sinistra. Io resto nel Pdl, come faremo domenica con "Italia popolare", cercando di dare una forte spinta perché il Pdl segua questa linea politica». Ma il nuovo contenitore lancerà, se necessario, la scissione dal Pdl? Alemanno è prudente: «Italia Popolare è un'aggregazione non una corrente, che si presenterà domenica al Teatro Olimpico, e raccoglie tante persone che vanno da Formigoni a Quagliariello e da Sacconi a Augello, tante realtà che vogliono un centrodestra rinnovato che guardi al futuro, un centrodestra che sia in grado di vincere le prossime elezioni». Insomma, la prima motivazione è quella di imporre una sterzata al Pdl a trazione berlusconiana. Tant'è che Alemanno precisa: «Mi auguro, non da oggi, che Monti faccia una discesa in campo di carattere politico che possa essere un punto di riferimento per l'aggregazione dei moderati. Mi fa piacere quello che ha detto Berlusconi». Le posizioni dell'ex premier, dunque, sono piuttoste marginalizzate. Anche se Berlusconi ha ancora tanti fedelissimi. Inevitabile, dunque, che lo scontro esploda nel giro di poche settimane, quando ci si metterà seduti intorno a un tavolo per valutare le candidature. Dal canto suo mette i puntini sulle «i» anche il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che prende le distanze dai suoi punti di riferimento all'interno del partito: «Ho detto ai miei fraterni amici Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri che non condivido il loro progetto e che la mia idea è quella di continuare questa esperienza insieme a tutti quelli che credono in un grande centrodestra alternativo a questa sinistra». No dunque a un nuovo movimento che possa raccogliere gli ex An, che poi era il progetto «sponsorizzato» fin da alcune settimane fa da Berlusconi, che avrebbe avuto un maggiore spazio di manovra per creare la nuova Forza Italia. Tuttavia la svolta «montiana» di Berlusconi non è piaciuta a tanti suoi fedelissimi. E se nel Pdl l'ala favorevole al Professore cresce, c'è chi frena, come Giancarlo Galan: «Ho speso una vita per fare un partito liberale e ora devo trovarmi a fare il democristiano? Berlusconi e Bondi ritirino fuori il simbolo di Forza Italia che prendiamo un sacco di voti». Si vedrà se il tentativo di Berlusconi di «mettere il cappello» su Monti, frenando le possibili fughe verso il centro di molti pidiellini, funzionerà. Per ora le tensioni restano e il Pdl rischia di chiudersi in una «guerra» tra correnti.

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